


CLAUDIO SCORCELLETTI (Chitarra) ALESSANDRO DIONISI (Voce)

MARCO ISVARD (Basso)










Vocalist RadioAttiva, Singer, scrittore
CLAUDIO SCORCELLETTI (Chitarra) ALESSANDRO DIONISI (Voce)
MARCO ISVARD (Basso)
QUALCOSA SI MUOVE NELL’ORIZZONTE
ANCHE OGGI MI VEDI IN VIAGGIO BILL
TRA MOVIMENTI DI ARTI E DI PENSIERI
VADO LONTANO RESTANDO VICINA A TE
AL DI LÀ DEL MIO CONFINE SENSORIALE
DI OGNI PAURA O MALINCONIA
BEN OLTRE OGNI NUOVA PRIGIONE DI VETRO
GLI OCCHI GRANDI BRUCIANO IL TEMPO BILL
VIAGGIARE È FIUME DI PAROLE
IL VESTITO SCALDA LE MIE PAURE
TOGLIE LA CORAZZA DELL’IMBARAZZO
CATARTICO È IL SOLE CHE ARDE BILL
AL DI LÀ DEL MIO CONFINE SENSORIALE
DI OGNI PAURA O MALINCONIA
BEN OLTRE OGNI PRIGIONE DI VETRO
CALDO È IL VENTO IN QUESTA NOTTE BILL…
BILL FA PARTE DEL MIO ALBUM I VENTI SOFFIANO GENTILI LE CUI TEMATICHE ACCAREZZERANNO IL VIAGGIO, L’IRRAZIONALITÀ DELLE FIABE METROPOLITANE, IL SOCIALE E LO SMARRIMENTO DELL’INDIVIDUO IN QUESTO PERIODO STORICO DIFFICILISSIMO.
I BRANI USCIRANNO COME SINGOLI IN UN ARCO TEMPORALE DEFINITO IN BASE ALLA NOSTRA ISPIRAZIONE E VOGLIA DI METTERCI COMPLETAMENTE IN GIOCO!
COLLABORANO CON ME MARCO ISVARD E BRUNO MAREMONTI, INNANZITUTTO DUE AMICI, IN PIÙ SEZIONE RITMICA DEI RADIOATTIVA! MA NON SOLO…. LE REGISTRAZIONI DELLA VOCE SONO PREVISTE MARTEDì 26 OTTOBRE E SABATO 30! NE RIPARLEREMO SICURAMENTE….
Nel palazzo reale di CNOSSO (nell’ETÀ DEL BRONZO) si tenevano dei giochi acrobatici con giovani atleti che volteggiavano sui tori, delle specie di antenati delle corride. Nelle pitture murale si distinguono queste figure.
A Creta il toro è un animale sacro, ricorre nelle decorazioni insieme all’ascia bipenne a due lame: aveva un uso regolare per i sacrifici ed era simbolo della regalità. Ne sono state trovate molte a Creta ed era incisa anche sui muri del palazzo. In alcune lingue mediterranee ascia si dice lábrys e questo è anche il palazzo dell’ascia, della lábrys e del labirinto. Erano questi giovani che si dedicavano ai giochi acrobatici dati in pasto da Minosse, RE DI CRETA, dava in pasto al Minotauro, il mostro col corpo umano e la testa di toro chiuso nel LABIRINTO. In questo luogo nasce il mito di Arianna, Teseo e il Minotauro. La storia dell’eroe, della principessa innamorata che distende il suo filo per aiutarlo a trovare la via del ritorno, del mostro nascosto in un luogo oscuro dalle pieghe inestricabili che somigliano ad un cervello diventerà un simbolo potentissimo a cui l’umanità dai pavimenti delle cattedrali non saprà più rinunciare.
Creta fiorisce nell’età del bronzo, era ricca, evoluta, tecnologica, capace di costruire palazzi splendidi come quello di Cnosso. Chiamava l’arte con gli affreschi presenti ed aveva una scrittura non decifrabile chiamata Lineare A e dominava il levante mediterraneo grazie alla sua posizione al centro dei traffici marittimi. La ricchezza di Creta era leggendaria già nell’antichità più remota. Ulisse nell’Odissea la descrive così: “C’è una terra nel mare oscuro, Creta, molti uomini in essa vi sono, infiniti, e novanta città. Tra esse è Cnosso nella quale regnava Minosse, confidente del grande Zeus”.
Nel poema Minosse appare come un faro di prosperità che brilla nel mare scuro. Più tardi Tucidide attribuisce al re di Creta un altro merito: “Minosse fu il primo ad armare una flotta di navi, estese il suo potere su tutte le cicladi e contrastò la pirateria” (Tucidide, La Guerra del Peloponneso).
Secondo la tradizione MINOSSE è realmente esistito, ha liberato i mari dai pirati, quindi è un portatore di leggi e civiltà: Ulisse difatti lo chiama CONFIDENTE DI ZEUS, il DIO DELL’ORDINE COSMICO. Secondo altri Minosse non sarebbe un nome proprio, indicherebbe la sua funzione, significherebbe RE nella lingua perduta dei cretesi. Minosse in realtà è nato dall’unione di Dio in forma di TORO con la fanciulla fenicia EUROPA.
“Chiese a Poseidone di far emergere un toro dal mare e promise che glielo avrebbe sacrificato. Poseidone fece apparire per lui un toro bellissimo, ma Minosse mandò il toro fra le sue mandrie e a Poseidone ne sacrificò un altro” (Apollodoro, Biblioteca)
Poseidone s’infuria per la promessa mancata e punisce Minosse con una certa crudeltà molto raffinata: fa innamorare sua moglie Pasifae proprio di quel toro bellissimo.
“Poseidone si adirò con quel Minosse perché non aveva sacrificato il toro: perciò lo rese selvaggio e fece in modo che Pasifae concepisse una passione per lui” (Apollodoro, biblioteca).
Consumata da questo desiderio mostruoso la regina trova il modo di accoppiarsi con il toro grazie all’aiuto di un profugo ateniese che si chiama Dedalo, il quale in cambio della protezione di Pasifae costruisce un simulacro di vacca.
“Egli costruì una vacca montata su ruote. La prese e la scavò all’interno, poi la rivestì con una pelle bovina, infine, vi fece entrare Pasifae. Il toro si congiunse con lei come se fosse realmente una vacca” [Apollodoro Biblioteca]
La perversione bestiale di Pasifae e lo stratagemma di Dedalo hanno scatenato la fantasia un po’ voyeuristica di molti artisti di tutte le epoche. La scena è dipinta nei vasi antichi, negli affreschi di Pompei, nei codici medioevali, nei palazzi dei principi rinascimentali. Dall’unione nasce Asterio, creatura con corpo umano, corporatura e testa di toro. Viene chiamato il Minotauro, il Toro di Minosse e per custodirlo, imprigionarlo e tenerlo nascosto venne custodito un edificio speciale dal quale una volta entrati non si esce più, il labirinto. Nel frattempo un altro figlio di Minosse viene ucciso in territorio ateniese e allora Atene, per placare il Re di Creta, dovrà un tributo: sette ragazzi e sette ragazze verranno spedite al labirinto e sacrificate al Minotauro. C’è chi dice 7 e chi dice nove per ogni sesso all’anno.
Teseo si offre volontario per partire volontario con i ragazzi e le ragazze ateniesi promettendo che sarà lui ad uccidere il Minotauro e a liberare la città al tributo di sangue una volta per tutte. Teseo è un principe illegittimo: suo padre Egeo lo ha avuto da una principessa straniera Etra. La coppia si è unita in una sola notte ed Egeo parte senza sapere se lei sia incinta o meno. Prima di andarsene però nasconde sotto un masso una spada e dei sandali. Saranno quelli il segno di riconoscimento del figlio. È un segreto che confida alla futura madre.
“Lo disse a lei sola e le raccomandò se avesse avuto da lui e se, divenuto adulto, fosse stato in grado di spostare il masso e di prendere gli oggetti nascosti, di mandarglielo”
[Plutarco, Vita di Teseo]
La spada resta nascosta 16 anni, l’età che ha Teseo quando sua madre gli rivela il segreto e somiglia molto alla spada nella roccia, all’Excalibur di Re Artù, l’arma che solo un futuro re può riportare alla luce, l’arma della predestinazione. Lungo il cammino per Atene dovrà affrontare una serie innumerevole di prove e i suoi talismani lo aiuteranno a riprendersi la sua eredità.
La prima prova di Teseo è il duello con Perifete, brigante gigantesco, figlio di Efesto che uccide i viandanti con la sua clava di ferro. La seconda è contro Sini, altro gigante che uccide avvicinando le cime di due pini, lega la vittima ad esse e poi lascia che i due alberi si raddrizzino di colpo. Lo stesso vale per Scirone dato in pasto alla testuggine gigante di Ade. Altri animali mostruosi e briganti sono sconfitti lungo il cammino verso Atene. Il più famoso è Procuste: nella sua casa ci sono due letti, uno molto grande ed uno molto piccolo. Ai viaggiatori che accettano l’invito di un riparo per una notte tocca una sorte terribile: Procuste taglia gli arti che sporgono dal letto troppo piccolo e allunga quelli di chi si sdraia sul letto troppo grande. Come a tutti gli altri Teseo gli riserva la sorte che lo imponeva alle vittime. Arrivato ad Atene e riconosciuto dal padre Egeo, Teseo parte per Creta. Le vele delle navi in partenza sono nere. Teseo promette che se tornerà vincitore isserà delle vele bianche. Teseo è l’unificatore della regione intorno alla città di Atene, l’Attica. C’è chi vede nella sequenza dei briganti da lui sconfitti i capi delle comunità che si sono dovuti sottoporre all’autorità di Atene. Teseo non ha soltanto un padre umano ma anche uno divino ed è Poseidone, il dio del mare. Questo episodio favoloso, Minosse, che è andato personalmente con la sua flotta a prelevare le vittime provoca Teseo e quando le navi sono al largo prende un anello e lo getta in acqua, sfidandolo, ed invitando a prenderlo se veramente è il figlio del mare. Teseo si tuffa nelle profondità, riemerge asciutto, coperto dei doni che gli hanno fatto le divinità marine e con l’anello in mano. Non c’è solo il padre Poseidone a proteggerlo: prima di partire Teseo ha fatto un sacrificio ad Afrodite, le ha chiesto il suo aiuto quando arriva a Creta e sbarca al porto di Cnosso scoprì che la dea dell’amore lo aveva ascoltato.
“Quando approdarono a Creta, Arianna figlia di Minosse si innamorò di Teseo che era di straordinaria bellezza” [Diodoro Siculo, Biblioteca storica]
Nell’Odissea Ulisse la definisce “La bella Arianna” e nell’Iliade scopriamo che guida le danze delle ragazze cretesi.
“Un luogo di danza, un tempo, nell’ampia Cnosso, Dedalo costruì per Arianna dai bei capelli. Qui fanciulle ricchissime danzano tenendosi per mano” [Omero Iliade]
Il nome Arianna significa LA PURISSIMA. Bella, seducente, con i capelli lunghi guida le danze. Quella che emerge è di grazia assoluta.
Secondo Plutarco, Teseo avrebbe partecipato a Cnosso a delle gare atletiche stracciando tutti i rivali e nel pubblico ci sarebbe stata anche Arianna.
“Poiché a Creta era uso che ai giochi assistessero anche le donne, Arianna fu colpita dal viso di Teseo e lo ammirò perché vinceva tutti nelle gare” [Plutarco, Vita di Teseo]
a
A Creta le donne assistono alle gare, in Grecia invece no. È un’informazione importante perché. È un’informazione importante perché ad una certa libertà di movimento femminile e dagli affreschi ritrovati a Cnosso ci sono donne dalle pettinature molto elaborate. Nella vicina isola di Santorini, molto legata culturalmente a Creta, le donne sono dipinte mentre raccolgono erbe, fanno offerte alle divinità, portano gioielli, camice trasparenti, unghie smaltate, seno scoperto ed indossano gonne splendide e coloratissime. Il mondo femminile a cui prende parte Arianna è articolato, le donne sembrano godere di un alto grado di emancipazione. È plausibile che Arianna, innamorato dell’eroe straniero, lo seduca.
Arianna è la purissima, la reincarnazione di una dea o, forse, è una dea lei stessa.
“Il labirinto contiene giravolte ed andirivieni inestricabili, vi sono aperte parecchie porte che traggono in errore chi cerca di andare avanti e fanno tornare sempre agli stessi percorsi sbagliati”
[Plinio, Storia naturale]
I Greci al tempo in cui dominavano i cretesi vivevano in case molto piccole e semplici rispetto ai grandi palazzi come i principi e i re. Allora si è pensato che l’avventura dell’eroe fosse l’eco di una memoria remota, di un tempo in cui i greci si avventuravano fin qui restavano stupefatti di fronte alla complessità grandiosa di Cnosso, con le sue decine di stanze, i corridoi, i sotterranei, le corti, le saghe regali e concepirono la storia favolosa del palazzo dell’ascia abitato da sovrani potente e minaccioso da cui non era facile tornare indietro.
Secondo alcuni storici delle religioni il labirinto, con i suoi inganni, le sue curve cieche e le sue anse tenebrose sarebbe il simbolo dei morti. Le sue viscere si attorcigliano su sé stesse, si addentrano nella profondità della terra, sono popolate da ombre, da spettri che non troveranno mai più la strada per riemergere alla luce del sole. Ma che il labirinto sia questo palazzo o il mondo infero e che Arianna sia la principessa reale o la divina signora del labirinto certo è che conosce la strada per uscirne.
Diede a Teseo un rotolo di filo raccomandandogli di legare il capo del filo all’architrave della porta d’ingresso e di camminare svolgendolo fino a quando non fosse giunto al centro del labirinto. Quello che avviene dentro al labirinto resta nell’oscurità, si sa solo che Teseo uccide il Minotauro: qualcuno dice con una spada, altri a forza di pugni, altri ancora con una clava. In un’immagine degli affreschi di Pompei si vede Teseo mentre esce dal labirinto, porta con sé i bambini tratti in salvo e dalla porta spunta a terra la testa del Minotauro. Compiuta la missione Teseo ha un altro problema da affrontare, deve lasciare Creta e scappare.
“Alla fine Teseo prese con sé Arianna, insieme ai giovani e alle ragazze che ancora non erano stati dati al Minotauro e salpò nel cuore della notte…”
[Ferecide, Frammento 148]
Lasciate queste acque da Creta i fuggiaschi navigano verso nord fanno rotta sulle Cicladi e sbarcano sull’isola di Nasso dove Arianna che con il suo gomitolo di filo ha dato un. Aiuto decisivo a Teseo.
Arianna che per amore ha tradito la patria, il padre, la famiglia e anche il suo fratellastro con la testa di toro viene piantata. È un gesto talmente clamoroso e famoso che secondo alcuni il nostro modo di dire “piantare in asso” deriverebbe proprio da li, dalla fanciulla sedotta e abbandonata di punto e in bianco a Nasso.
“Alcuni dicono che Arianna abbandonata da Teseo si impiccò e che Teseo l’abbandonò perché innamorato di un’altra “
[Plutarco, Vita di Teseo]
C’è un’altra versione molto meno tragica, un happy end raro nel mito. In questa versione Dioniso, dio dell’ebbrezza del vino, delle feste, raccoglie Arianna abbandonata e ne fa, dicono le fonti, la sposa legittima straordinariamente amata.
Teseo torna ad Atene ma di dimentica di cambiare le vele. Suo padre EGEO vede le navi avvicinarsi, vede le vele nere, pensa che il figlio sia morto e si butta dalla scogliera del mare che dal momento prende il suo nome: Mar Egeo.
Teseo onora la memoria del padre, diventa Re di Atene ed inizia una nuova serie di avventure: per lui non ci sarà lieto fine.
Dopo il labirinto Tesero combatte una guerra contro le Amazzoni di cui ha rapito e sedotto la regina Ippolita. Da lei ha un figlio Ippolito. Dopo aver sedotto ed abbandonato Arianna, Teseo sposa sua sorella Fedra la quale però s’innamora del giovane Ippolito, respinta lo accusa di stupro e si uccide. Teseo crede all’accusa, chiede al padre Poseidone di punire il figlio Ippolito che muore calpestato dai suoi cavalli imbizzarriti per opera del Dio. Del resto Ippolito significa “l’uomo distrutto dai cavalli”.
Dopo la tragedia familiare alle nozze del fratello Pirito combatte i centauri che ubriachi cercano di stuprare gli invitati e la sposa. Con Pirito rapisce la bellissima e giovanissima Elena, più tardi messa in salvo dai suoi fratelli Castore e Polluce, i dioscuri. Sempre insieme a Pirito scende negli inferi per rapire Persefone sposa di Ade re dei morti. Una missione impossibile che fallisce. Fattoi prigioniero da Ade viene liberato da Eracle. Tornato da Atene scopre di non essere più il re e se ne va in esilio sull’isola di Sciro. Nicomede il re dell’isola lo uccide a tradimento spingendolo da una rupe.
Teseo muore precipitando da una scogliera come suo padre. Nel V secolo a.c. un generale e politico ateniese di nome Cimone trova sull’isola di Sciro una tomba e dentro ad essa ci sono armi di bronzo ed ossa di una statura superiore al normale. Cimone si convincerà che quel gigante sepolto sia proprio Teseo e riporterà le sue spoglie a casa, ad Atene
Nella figura di Teseo esistono tracce trasfigurate dal mito di eventi realmente accaduti quali l’unificazione dell’ ATTICA, la fine del dominio cretese, il sorgere delle potenze micenee nella Grecia continentale. Avvenimenti a cui sembra alludere la leggenda dell’eroe che sconfigge Minosse, libera la sua città dal tributo e mette le mani su ben due principesse cretesi: una Arianna la seduce e la rapisce, l’altra sua sorella Febra la sposa.
SOGNI OGNI LIBERTÀ QUESTO TU LO SAI……
SOGNI OGNI LIBERTÀ, TU LA TROVERAI…
LA FIABA SI TINGE DI VIOLA, I BRIVIDI NON HANNO CONFINE
SOGNI OGNIO SPAZIO TOTALE, LA STRADA TI HA VISTO CRESCERE……
GUARDI IL COLORE DI OGNI TUA INCERTEZZA
SEI AVVOLTA TRA MIELE E FIORI PSICHEDELICI
SEI IL SAPORE CHE VIAGGIA LONTANO
S’INCROCIA SU ROTTE MA GUARDA PIANO, A TRATTI TU SEI LA LIBERTÀ OSCURA
DAVANTI A TE IL SOLE SCALDA OGNI PAURA
DAVANTI A TE IL SOLE SCALDA OGNI PAURA
SE LA STRADA, D’UN TRATTO PUÒ DERAGLIARE
IL FUOCO DI UNA FIABA VIOLA TI GUIDERÀ A VOLARE
CRESCI, SFIDI E CORRI, C’È UN LABIRINTO NUOVO
PER OGNI INCERTEZZA PORTI COLORE E BELLEZZA
SEI IL SAPORE CHE VIAGGIA LONTANO
S’INCROCIA SU ROTTE MA GUARDA PIANO
A TRATTI TU SEI LA LIBERTÀ OSCURA
LA FIABA VIOLA È IL SENTIERO DEL MIO PENSIERO
LA FIABA VIOLA È LA SCONFITTA DELLA PAURA….
LA FIABA VIOLA
RADIOATTIVA
ALBUM: RESISTÈNCIA
MUSICHE: CLAUDIO SCORCELLETTI
TESTO: AlESSANDRO DIONISI
Talete di Mileto Secondo Apollodoro di Atene, Talete nacque nel I anno della 35ª olimpiade (640 a.C.)[7] o, più probabilmente secondo molti studiosi moderni, nel I anno della 39ª olimpiade (624 a.C.)[8].
Talete è il punto d’inizio della filosofia
È l’idea di ricerca, di razionalità, curiosità, simboleggia l’originalità del mondo greco. È il fondatore della scuola ionica di Mileto.
Siamo nelle coste meridionali della Ionia (attuale sud Turchia occidentale) e Mileto è una città ricca di viaggiatori, scambi commerciali, fra Occidente ed Oriente mercanti, ricercatori. Siamo nella porta verso l’Oriente, al cospetto dell’impero persiano, ma anche all’interno di una realtà che fa dell’approccio tecnico-scientifico rispetto alla natura ed alla realtà un proprio punto di forza. In questa città fioriscono scuole, la più celebre quella di Mileto e Talete ne è il fondatore. Mileto è esposto a contatti con tradizioni culturali diverse che stimolano fra l’altro, il confronto critico con i modelli cosmologici elaborati nelle mitologie della Mesopotamia, della Fenicia, dell’Egitto.
Talete fu iniziatore della filosofia della physis, in quanto affermò per primo che esiste un principio originario unico, causa di tutte le cose.
Il Principio è:
Questo principio dai primi filosofi (se non già da Talete) è stato denominato con il termine physis ed indica la natura, non nel senso moderno della parola, ma nell’originario senso di realtà prima e fondamentale;
<< ossia ciò che è primario, fondamentale e persistente, in opposizione a ciò che è secondario, derivato o transitorio>> [ J. Burner]
È passato alla storia per aver individuato nell’acqua, l’ARCHÈ, la legge del cosmo. Tutto è governato dall’acqua.
L’acqua, osservando la natura, è fonte di vita. Tutto ciò che è vivo è in essa, nell’umido, dove vi è la vita. I semi si trasformano in fiori, in alberi, in piante. Il nostro corpo è composto prevalentemente di acqua. L’acqua come fonte di vita è l’argomentazione semplice che porta Talete a definire questo elemento naturale come elemento primordiale da cui tutto deriva e che tutto governa.
“L’acqua è substrato ciò che sorregge la terra”. Ciò che ci sta sotto ci da la possibilità di edificare la vita. Come gli egizi veneravano il Nilo come fonte di armonia, benessere e vita, anche Talete va incontro in modo semplice agli elementi della vita come fonte della stessa.
Questa venerazione verso l’acqua si traduce in principio, legge del cosmo. Talete è un uomo dalle mille risorse, incarna pienamente il sapiente antico. Il filosofo greco è astrologo, matematico, ingegnere, navigatore, studioso degli astri, del tempo, della meteorologia. Talete è un uomo dalle mille risorse, un genio eclettico chiamato per andare a misurare l’altezza della piramide di Cheope e non c’erano più possibilità per risalire ad essa. I progetti erano stati perduti, gli incendi molto spesso portavano alla distruzione completa delle biblioteche nel mondo antico. Talete con la forza della ragione, non piegandosi alla ricerca del sapere, si reca e riesce con l’intuizione del proiettare della Piramide di Cheope lungo la spianata del deserto circostante la Piramide della sfinge a calcolare l’altezza. Usò le ombre proiettate sulla sabbia per calcolare l’altezza. Era celebre anche per le intuizioni dal punto di vista astronomico come la previsione dell’eclisse totale di sole che gli diede fama e al contempo gli creò notevoli problemi.
La filosofia, a partire da quella antica, è la testimonianza di non fermarsi mai davanti ai pregiudizi, alle apparenze quanto alle illusioni. Di fronte ai racconti dove l’eclisse solare veniva letta come la vendetta degli Dei oppure punizione divina, opera magica o misteriosa, l’uomo Talete con la ragione racconta di un’interposizione tra terra, luna, sole. Una spiegazione più razionale di questo fenomeno. Una parte di popolazione odia e teme Talete per questo suo essere spregiudicato. Teme e lo qualifica chi come ciarlatano chi stregone. Talete è anche famoso per la sua capacità di navigazione. Esploratore, incuriosito navigava il mediterraneo verso porti sconosciuti. Era un navigatore che si costruiva le proprie navi. Talete osservando le stelle, i venti e i cambiamenti climatici, riesce a prevedere un’ottima stagione dal punto di vista climatico. Compra degli appezzamenti di terra in collina e fa piantare molti ulivi da cui produrrà degli oli ed essenze di ottima fattura.
Il suo camminare osservando le stelle fece sì che più volte inciampò, cadde. Una volta cadde in un pozzo. Una donna sentendo le sue grida uscì e chiamò altri uomini. La servetta gli disse: “Ecco lei, sempre con la sua testa fra le nuvole non bada neanche a dove mette i piedi. La vita non è tra le nuvole; la vita è con i piedi per terra”. Talete guardava dall’alto la realtà non con supponenza e snobismo ma per poterla comprendere, quindi prendendo uno stacco dalla stessa per conoscerla e vivere in essa.
Talete è una “naturalista” nel senso antico del termine e non un “materialista” nel senso moderno e contemporaneo. Infatti, la sua acqua coincideva con il divino. Si introduce, in tal modo, una nuova concezione di Dio in cui predomina la ragione e che è destinata, come tale, a eliminare ben presto tutti gli dei del politeismo fantastico – poetico dei Greci.
E quando Talete affermava che <<tutto è pieno di dei>, intendeva che tutto è pervaso dal principio originario. E poiché il principio originario è vita, tutto è vivo e tutto ha un’anima (panpsichismo).
Teogonia: ci racconta nascita degli dei, come è nato l’universo, il tempo e lo spazio.
Quando non c’era nulla nel divenire delle cose, del mondo, degli uomini, cosa vi era?
Esiodo ci narra nella TEOGONIA un racconto fatto di dei, scontri, fratricidi, violenza, amore, passione, odio e vendetta.
Caos > Voragine: vuoto oscuro dove nulla è distinto e chiaro. È confusione, precipizio dove si è ingoiati. Un abisso cieco e notturno. Descrive l’origine dell’universo con un inizio stupefacente, “All’inizio fu caos”..
Teogonia, 1984, a cura di Graziano Arrighetti, edita da Rizzoli (Milano)
<< Per primo fu CAOS e poi Gaia dall’ampio petto, sede sicura per sempre di tutti gli immortali che tengono la vetta nevosa ad Olimpo e TARTARO, nebbioso nei recessi della terra dalle ampie strade poi Eros, il più bello fra gli immortali che rompe le membra e di tutti gli dei, tutti gli uomini doma nel petto il cuore il saggio consiglio. Da caos nacquero EREMO e NERA NOTTE. Da NOTTE provennero ETERE E GIORNO che lei concepì ad EREBO unite in amore. Gaia per primo generò simile a sé Urano stellato che l’avvolgesse tutta d’intorno. Generò i monti grandi, grato soggiorno alle dee ninfee che hanno dimora sui monti ricchi d’anfratti. Essa generò anche il mare infecondo di gonfiore furente, Ponto, senza amore gradito. Dopo con Urano giacendo generò Oceano dai gorghi profondi……”
Gaia nasce nel seno di voragine. Nasce la terra su qualcosa di finito, sulla confusione, l’ indistinto della voragine. La terra è nata nell’immensità del caos. La terra nasce dalla nebbia, dal caos. Sorge dal caos e partorirà il tutto. Gaia è la madre naturale, senza la quale non potremmo vivere. Dalle fauci sorgeranno le radici da cui sorgeranno gli alberi.
Eros è l’amore primordiale. All’inizio gli dei non sono esseri sessuati. Eros è neutro, energia vitale, universale che attraverserà la terra che sorge dalla vertigine e travolgerà liberamente, mescolata alla voragine e alla terra. Avvolgendola permetterà ad essa di generare senza che ci sia una necessità di unirsi. La madre terra genera attraversata da Eros.
La madre terra genererà il cielo, l’acqua, dunque Urano e Ponto (divinità primordiale del mare) saranno i primi due figli di Gaia. Una volta generato il cielo uguale a sé e contrario al contempo di sé genererà le altre divinità primordiali.
All’inizio Eurinome, dea di tutte le cose, emerse nulla dal caos e non trovò nulla di solido per posarvi i piedi. Divise il mare dal cielo ed intrecciò sola una danza. Sempre danzando si diresse verso sud. Il vento che le turbinava dietro le spalle le parve qualcosa di nuovo e di distinto. Pensò allora di dare inizio con lui all’opera della creazione. Si voltò all’improvviso, afferrò codesto vento del nord e lo soffregò tra le mani: ed ecco apparire il gran serpente Ofione.
Eurinome danzava per scaldarsi, danzava con un ritmo sempre più selvaggio finché Ofione acceso di desiderio avvolse nelle sue spire le membra della dea e lei si accoppiò. Subito essa volando sul mare prese la forma di una colomba e a tempo debito depose l’uovo universale. Per ordine della dea, Ofione si arrotolò 7 volte attorno all’uomo finché questo si schiuse e ne uscirono tutte le cose esistenti figli di Eurinome: il sole, la luna, I pianeti, le stelle, la terra con i suoi monti, i suoi fiumi, le sue erbe e tutte le creature viventi.
Il mito PELASGICO, tramandato dagli antichi greci, mette in scena una figura femminile principale, Eurinome che crea da sé stessa il proprio compagno ai fini della creazione si riferisce alla cultura matriarcale degli abitanti dell’antica Grecia prima che arrivassero gli indo europei.
Gli indoeuropei tramandarono altri racconti. Tra i più importanti c’è quello di Esiodo, la Teogonia, dove racconta tutta la sequenza genealogica degli Dei.
La madre terra origina il cielo, l’acqua, dunque Urano e Ponto (divinità primordiale del mare) saranno i primi due figli di Gaia. Una volta generato il cielo uguale a sé e contrario al contempo di sé creerà le altre divinità primordiali
Da questo Caos sorge Gea, la Madre Terra. La terza identità è Eros, la forza generatrice, l’impulso che spinge verso l’accoppiamento, senza il quale nessuna creazione di questi esseri potrebbe avvenire. Eros non ha figli ma è il motore propulsivo della creazione. Se Gea e Caos non percepissero questo impulso non avrebbero nessun istinto alla procreazione. Gea e Caos non procreano insieme.
I figli del CAOS: genera innanzitutto Tenebra e Notte che producono l’ETERE e il GIORNO. Caos genera l’oscurità che a sua volta da origine alla luce. La notte crea un insieme di entità: FATO, DESTINO, MORTE, SOGNI, BIASIMO, LE NINFE ESPERIDI, LE TRE MOIRE (Cloto, Lachesi, Atropo), NEMESI, INGANNO, VECCHIAIA, CONTESA.
Oltre ad essere delle divinità sono anche dei concetti: per esempio INGANNO, VECCHIAIA E CONTESA.
Contesa genera: PENA, OBLIO, FAME, DOLORI, BATTAGLIE, STRAGI, OMICIDI, LITI, MENZOGNE, DISCORSI E LITI AMBIGUE, MALGOVERNO, ERRORE.
FIGLI generati da GEA: MONTI, MARE.
Con il mare ha una serie di figli: NEREO, TAUMANTE, FORCI, CETO, EURIBIE.
Il più importante compagno di Gea è URANO. Con lui genera i 12 TITANI: OCEANO, COIO, CRIO, IPERIONE, GIAPETO, CRONO; TEIA, REA, TEMI, MIMESONE, TETI e FEBE ma anche i 3 CENTIMANI (COTTO, BRIANEO, GIGE) e 3 CICLOPI (ATEROPE, BRONTE, ARGE)
Esiodo: “Quanti ebbero origine da Gea e Urano furono odiosi dal loro genitore fin dal principio. Non appena uno nasceva li nascondeva nel seno profondo di Gea e non li lasciava venire alla luce. Godeva della malvagia opera Urano, ma dentro gemeva Gea immane e stipata. Allora meditò un tranello astuto e crudele...”
Gea crea un falcetto e chiede aiuto ai suoi figli. Di questi risponde soltanto il titano Crono. Il compito di Crono è quello di attendere il padre che arriverà la sera a coricarsi accanto alla madre e in quel momento dovrà recidere con il falcetto i genitali del padre. Crono di sente legittimato ad agire in questo modo. Tagliando il membro del padre Urano crea lo spazio fra cielo e terra. Allontanandolo da Gea i figli possono vedere la luce ma dalle gocce del sangue che caddero dai genitali recisi da Urano nacquero le ERINNI (Aletto, Tesifone, Megera), i GIGANTI, le NINFE DEL FRASSINO ed AFRODITE la quale nacque perché il membro di Crono una volta reciso venne lanciato nel mare. Tra le onde si creò una schiuma dalla quale ella nacque – AFRODITE: donata dalla schiuma.
Dopo l’evirazione di Urano, i figli di Gea hanno lo spazio per poter vivere e procreare fra di loro. Crono e Rea danno vita a quegli dei definiti olimpici: Estia, Demetra, Rea, Ade, Poseidone, Zeus.
Zeus si accoppierà con Temi (Legge) poiché avrà il compito di stabilire le leggi fondamentali il cosmo, mentre Mnemosine (Personificazione mitologica della memoria) da vita alle nove muse sempre con Zeus, dee che presiedono le arti. Per gli antichi la memoria, nel senso di ricordo come passato e tradizioni era oggetto dell’arte. Oceano e Teti, titani del mare, danno vita a tremila fiumi e tremila ninfe oceaniche.
I NIPOTI DI GEA
CRONO + REA: Estra, Demetra, Era, Ade, Poseidone, Zeus.
TEMI + ZEUS: LE TRE ORE, ASTREA (Personificazione della giustizia), LE NINFE DELL’ERIDANO (e secondo altre versioni anche le tre Moire).
MNEMOSINE + ZEUS: LE NOVE MUSE.
OCEANO + TETI: 3.00 FIUMI 3.000 NINFE OCEANICHE.
IPERIONE+ TEIA: SOLE, SELEN, AURORA
CRIO + EURIBIE: ASTREO, PALLANTE, PERSE
COIO + FEBE: ASTERIA (isola di DELO), LETO, ECATE.
GIAPETO+ CLIMENE (Oceanina): ATLANTE, MENEZIO, PROMETO, EPIMETEO.
NEREO + DORIDE (Oceanina): 50 NINFE NEREIDI.
Taumante + Elettra: IRIDE (L’ arcobaleno ) LE ARPIE.
FORCI + CETO: LE GRAIE (Penfredo, Enio), LE GORGONI (STENNO, EURIALE, MEDUSA).
L’atteggiamento e la considerazione verso il disagio minorile è notevolmente cambiato dal periodo fra gli anni Ottanta e Novanta del Novecento dove spesso i minori venivano considerati “soggetti bisognosi di aiuto e di una guida”, quindi non solo avviati ad una punizione dopo una malefatta commessa,. Negli ultimi anni c’è stato un vero e proprio investimento sulla paura del crimine, amplificando la percezione della paura, del distacco e spesso dell’isolamento del giovane facilmente additato come elemento fin troppo pericoloso all’interno della comunità nella quale vive.
Negli anni ’90 non c’era un uso così accorto dei media sempre pronti a fare focus verso i giovani. Il clima era nettamente più leggero seppur i luoghi dove avvenivano incidenti tra i gruppi, le comitive di giovanissimi (oggi sono chiamate baby- gag) erano luoghi alquanto simili (discoteche, piazze, luoghi simbolo delle grandi città metropolitane). Negli anni ’90 non dimentichiamo il mondo esasperato delle curve, gli incidenti all’interno e all’esterno di uno stadio, negli autogrill sulle autostrade quando si incontravano tifoserie avversarie, riviste che incentivavano il mondo ultras. A volte nella rete finivano anche ragazzi giovanissimi pronti ad emulare comportamenti di fratelli maggiori.
Mettendo a confronto le statistiche italiane con quelle di altri paesi europei, questi ultimi hanno fatto registrare casi più allarmanti dei nostri: nel 2018 nel nostro paese ci sono state 870 000 segnalazioni di reati alle autorità giudiziarie; di questi il 3,5% è riferibile a minori, una percentuale più bassa rispetto al 5,5% in Spagna, al 6,5% in Grecia ed a numeri in doppia cifra quando ci spostiamo nel nord Europa oppure in Francia o Austria. Nei paesi del nord la criminalità minorile assume proporzioni più giganti rispetti ai paesi mediterranei. Inoltre c’è da aggiungere la variante di paese in paese sulla punibilità di reati e una quota di reati che non viene segnalata o sfugge alle autorità preposte (il cosiddetto “numero oscuro”) per dirla con un linguaggio dei criminologi.
Limiti della punibilità: Scozia (8 anni), Inghilterra (10), Olanda- Irlanda (12), Francia- Polonia (13), Italia – Spagna- Germania (14).
La carcerazione è molto più alta nei paesi sopra indicati rispetto all’Italia: Germania e Francia 3 volte superiore, Inghilterra 4, Polonia 5.
Il disagio nelle periferie delle grandi città resta una delle cause più influenti nei reati in Italia. Le periferie, guarda caso sono i luoghi di maggior affluenza della politica comunale sotto elezione. Una politica che da anni non attecchisce più poiché la comunità non essendo stupida e ricorrendo all’autogestione della sopravvivenza, legge (giustamente) la falsità degli attori istituzionali dopo decenni di abbandono e promesse lanciate in aria. Qui potremmo tornare indietro in quei famosi anni ’80 e ’90 per annotare le differenze di un sottile contatto tra istituzioni e cittadini spesso sbocciate con semplici eventi di aggregazione, serate di cultura, divertimento e distrazione dal grande morso della sopravvivenza. Da anni a questa parte è assente la connessione tra gli spazi urbani, la scolarizzazione, l’integrazione per gli stranieri.
Il 42% di tutti i reati dei minori avviene nelle aree metropolitane. La città con il più alto indice di minorile è Bologna, guarda caso una delle città urbane dove maggiormente hanno funzionato e funzionano servizi sociali. Un dato che fa riflettere profondamente. Nel capoluogo emiliano per ogni 100.000 minorenni ne vengono denunciati o arrestati 260. I dati sono relativi al pre- covid dove c’è stato un complessivo calo dei reati. I dati presi in considerazione sono stati confrontati con quelli precedenti sempre a partire dagli anni ’00. Nell’insieme di casi segnalati in questo ventennio dei residenti tra i 14 e 17 anni ogni 100.000 abitanti Bologna è prima, seguita da Torino, Genova, Milano e Firenze; mentre la prima città meridionale è Catania. Napoli è al nono posto (anche se da diverso tempo si registra il più alto numero di rapine) e Reggio Calabria è all’ultimo. Roma è sotto la media.
Gli imputati minorenni sono per il 70% italiani e per il 30% stranieri (dati 2018). Oltre l’84% sono maschi e il 16% femmine. Il reato con il più alto numero di donne è il furto. In questa circostanza incidono le ragazzine straniere (23%).
La Lombardia è la regione con il maggior numero di segnalazioni riguardanti i minorenni, seguita dalla Sicilia, dall’Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Veneto e Campania. Entrando maggiormente nel dettaglio raffrontando i dati in rapporto alla popolazione minorile residente nelle singole regioni la Liguria è la prima, seguita dal Friuli Venezia Giulia, dall’Emilia Romagna e subito dopo dalla Calabria. I reati sono legati alle aggressioni, risse, ferimenti, omicidi (17%), furti e rapine (62%) il resto relativo allo spaccio di stupefacenti (25%).
Sorge una differenza tra le regioni settentrionali e quelle meridionali: nel nord i reati sono compiuti quasi equamente da ragazzi del luogo e ragazzi stranieri, mentre nel sud i reati commessi dai ragazzi minorenni stranieri è molto bassa, mentre quella nativa supera il 50%. C’è da sottolineare la il numero notevolmente differente delle comunità straniere con altro numero di minori tra il sud e il nord. In Italia nel 2019 la percentuale di minori stranieri segnalati dall’autorità giudiziaria nel 2019 è poco più del 26% questo dato cresce a più del 33% a Roma e a Firenze, cresce oltre il 37% a Bologna e rasenta il 40% Milano. Raffrontato con i dati del 2004/2015i numeri sono ancora più significativi: Milano, Firenze e Genova vedono un prevalere, oltre il 50%, dei minori stranieri segnalati, mentre a Torino e a Bologna la soglia non supera il 60%. Per quanto riguarda Napoli le rapine e gli scippi riguardano quasi il 90% dei minorenni partenopei.
La comunità straniera che presenta in assoluto più minori coinvolti è quella romena, segue quella marocchina e quella albanese. Lo stesso andamento riguarda la criminalità adulta. Il furto rimane il principale reato dei minori stranieri e italiani, la deprivazione e il bisogno sembrano caratterizzare in maniera consistente queste statistiche. Aggiungo anche i mancati investimenti della politica sui giovani, sulla cultura e le varie opportunità per far uscire dal baratro dell’abbandono le comunità minorenni fino per emanciparsi e diventare virtuose.
Il termine baby-gang è molto utilizzato, spesso a sproposito, ogniqualvolta si verifica un reato in cui sono coinvolti più minorenni e giovanissimi.
In questi ultimi anni si parla e scrive di baby-gang di latino-americani operanti in numero consistente nel centro-nord. Nel sud in città come Bari, Catania e Napoli.
“Con baby – gang si intendono gruppi di adolescenti, poco più bambini, che riproducono dinamiche tipiche della criminalità organizzata” (Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza).
Normalmente sono legate al bullismo e non hanno una durata lunga. Il loro tempo di azione è breve. Non sono assolutamente strutturate, non hanno alcuna gerarchia interna come avviene con i grandi.
Nel centro-nord le aggregazioni spesso sono etniche a differenza del centro-sud dove sono di appartenenza territoriale. In questo ultimo caso il degrado, l’abbandono di determinati quartieri da parte della politica istituzionale e locale, sommata al potere delle mafie e la criminalità adulta ne fanno da padrona.
Le principali motivazioni delle agitazioni minorili sono dettate dalla “deprivazione, noia, identità ed emulazione”. Nel centro nord identità (stranieri) noia (italiani). La noia spesso prevale sul bisogno.
La non scolarizzazione è un elemento presente sia a nord quanto a sud; sia gruppi autoctoni, quanto in quelli misti. Un dato mette in luce il forte abbandono di questi ragazzi delle scuole nel periodo delle elementari. Molti ragazzini stranieri hanno avuto una fortissima difficoltà di apprendimento della lingua italiana oltre alla mancata scolarizzazione. Al di là di ciò dei reati commessi dai giovanissimi che partono dalla sopraffazione verso coetanei più deboli, handicappati, di orientamento sessuale o religioso diverso, fino all’ingresso di clan mafiosi attraverso azioni di violenza di strada, in questo paese non si è mai una politica giovanile suggestiva.
Ciò faceva fatica ad avvenire negli anni d’oro di questo paese, quelli del boom economico, la buona scuola, le nostre meravigliose università. In questi ultimi decenni con il crollo definitivo di un interessamento reale verso i giovani il fiume ha straripato, le buone parole dei salotti televisivi quanto nelle conferenze stampa di politici sempre più vip e meno umani non hanno retto…
Dal punto di vista sociale nell’epoca del Romanticismo si profila una nuova conformazione dei rapporti di classe. Con lo stabilizzarsi dell’industria, l’apparizione del proletariato industriale in opposizione di quest’ultima si pone la borghesia imprenditoriale cioè, la classe la classe proprietaria dei mezzi dei produzione. Il punto di partenza di questa nuova fase nella storia dei rapporti sociali è segnato dalla rivoluzione industriale che, affermandosi in Inghilterra nell’ultimo ventennio del XVIII secolo con l’introduzione delle macchine nei processi di lavorazione, inaugurò un nuovo processo di lavorazione basato sulla fabbrica come unità di produzione, in contrapposizione con l’antico artigianato in cui l’unità produttiva era la bottega con i singoli lavoratori.
La prima fase della Rivoluzione Industriale, riguardò essenzialmente l‘industria tessile, ma già intorno al 1830 essa investì, grazie all’introduzione della macchina a vapore, anche la siderurgia che faceva parte dell”industria pesante“, un passaggio storico- culturale inarrestabile, pronto a portare forti mutamenti non solo nel mondo del lavoro ma anche nella stessa vita quotidiana: le città cambiarono volto per accogliere nuovi impianti industriali e, soprattutto, i nuovi abitanti che vi si installavano per lo più in condizioni estremamente precarie. Le campagne si spopolavano e lo stesso paesaggio mutò volto, per effetto degli insediamenti industriali, e dall’inevitabile inquinamento da essi prodotto.
Con l’industria e con la nuova figura storica dell’operaio– in genere un’ ex contadino sradicato dalla sua cultura tradizionale e immesso in una nuova realtà allettante- nacque anche la necessità di trovare una nuova legislazione sociale che riscattasse il proletariato industriale dalla sua posizione di sfruttamento e di emancipazione, coordinasse le varie proteste dei lavoratori, mediasse e componesse gli inevitabili conflitti dei lavoratori con i diritti del lavoro .
Così la classe operaia, attraverso una solidarietà resa possibile dalla consapevolezza delle comuni condizioni di sfruttamento all’interno della fabbrica, diede vita alle prime organizzazioni sindacali.
L’esperienza più significativa fu compiuta in Inghilterra con le Trade union (Associazioni di mestieri) di cui fu il promotore l’industriale illuminato R. Orwen e che portavano alla giornata lavorativa di dieci ore per i lavoratori adulti. In Francia si sviluppò il movimento del del socialismo utopistico (così definito da Marx ed Engels, che a esso contrapposero il proprio come “scientifico” perché indicava nella lotta di classe lo strumento per la sua realizzazione), caratterizzato da una forte impronta morale e dall’invito alla solidarietà tra operai e imprenditori. I suoi rappresentati (Saint Simon, Cabet, Proudhon e Blanc) ebbero vasto seguito e larga influenza nella lotta politica in Francia, sia nel 1830, sia, soprattutto, nel 1848 . Tra essi spicca, per l’emblematicità dell'”utopia” C. Fourier, promotore di colonie comunitarie di vita e di lavoro che avrebbero dovuto costituire le fasi dell'” armonia sociale”
PROSSIMO APPUNTAMENTO: IL PENSIERO
Da qualche parte in Grecia si nascondeva una creatura maledetta. Tra tutti i mostri che abitavano gli incubi degli ellenici, questo era sicuramente uno dei più temuti. Molti eroi coraggiosi avevano osato dare la caccia a questa creatura ma nessuno aveva fatto ritorno. Si diceva che questo essere fosse così orribile che nessuno poteva avvicinarglisi. Il suo nome era Medusa.
Ma Medusa non era mai stata sempre così: un tempo era stata una delle donne più belle che avessero camminato sulla terra.
Nacque dall’unione di due divinità marine primordiali, Forcide e Ceto e quando venne al mondo era una bambina come tutte le altre. Medusa aveva due sorelle: Steno ed Euriale. Erano gorgoni: creature che combinavano tratti di donna e di serpente. Fin dall’infanzia Medusa era devota alla dea Atena e quando giocava con le sue sorelle fingeva sempre di essere Atena, mentre le sue sorelle preferivano essere le cattive. Insieme a loro giocava anche un ragazzo di nome Ificle , era il migliore amico di Medusa. I due erano inseparabili. Medusa cresceva e diventata ogni giorno più bella. Il suo fascino rendeva il giovane Ificle un facile bersaglio per Eros, il dio dell’amore. Innamorato Ificle si dichiarò a Medusa. La giovane donna amava profondamente il ragazzo, ma il suo sogno era diventare SACERDOTESSA di ATENA e non poteva cedere alle tentazioni dell’amore. Quando raggiunse l’età appropriata la giovane donna iniziò la preparazione per diventare sacerdotessa di Atena. Le apprendiste del tempio erano tenute a condurre una condotta e una disciplina immacolate, tutte le loro azioni potevano riflettersi sulla reputazione della Dea. Uno dei requisiti principali per diventare sacerdotessa di Atena era la purezza assoluta. Dovevano rispecchiare loro stesse in Atena. Per tanto le ragazze dovevano rimanere vergini come la Dea che non si arrendeva mai all’influenza di Eros e di Afrodite. Medusa divenne una sacerdotessa perfetta, forse anche troppo perfetta.
I rituali condotti da Medusa continuavano ad attrarre sempre più seguaci ammaliati dal fascino di quella ragazza. Medusa aveva dei bellissimi capelli fluenti. Con le sue movenze ipnotizzava chi la guardava. Un uomo ingenuo osò dire che i capelli di Medusa erano più belli di quelli di Atena. La Dea dalla cima del monte Olimpo notò del trambusto in uno dei suoi templi. Si rese conto che molti non erano li per adorarla ma piuttosto per vedere l’affascinante sacerdotessa. Atena resistette alla tentazione di punire chi spostava la sua attenzione da lei a Medusa.
La dea sapeva che sebbene ciò fosse sbagliato la giovane sacerdotessa non era da biasimare. Dopotutto stava facendo il suo lavoro nel miglior modo possibile. Nel frattempo, all’Olimpo, Poseidone si accorse dell’inquietudine della dea. Il dio del mare ed Atena avevano un’accesa rivalità, si contendevano il diritto di essere i protettori della capitale dell’Attica. La dea era uscita vincitrice da questa disputa e in onore della sua nuova divinità protettrice la città aveva cambiato il nome in Atene.
Poseidone non aveva preso bene la sconfitta e aspettava il momento giusto per vendicarsi. Il dio si accorse che Atena era concentrata sulla sua più bella e graziosa sacerdotessa e così decise che questa giovane donna potesse essere lo strumento giusto per la sua vendetta.
Poseidone tramava per macchiare la reputazione di Atena colpendo la sua seguace più immacolata.
Nel frattempo Medusa continuava a condurre la sua vita normalmente, ignara di essere osservata dagli dei dell’Olimpo. Medusa camminava in riva al mare e in agguato, nascosto tra le onde, il dio dei mari la seguiva. Sentì qualcuno chiamarla per nome: la voce proveniva dall’oceano. Poseidone emerse dal mare in tutta la sua gloria. Il dio usò tutto il suo fascino per sedurre la sacerdotessa di Atena ma Medusa sebbene sbalordita dal suo splendore non dimenticò i suoi voti e respinse i tentativi di Poseidone. Questi non accettò il rifiuto e afferrò il braccio di Medusa. Lei reagì d’istinto e colpendolo violentemente in faccia riuscì a liberarsi.
Medusa corse al tempo di Atena, l’unico luogo dove si sentiva al sicuro ma Poseidone consumato dalla lussuria la inseguì. Poseidone stava per raggiungerla quando il coraggioso Ificle si frappose tra il dio e Medusa. Nonostante il suo coraggio Ificle non rappresentava nessun ostacolo per il dio e con un solo colpo lo scaraventò via. Medusa entrò dentro il tempio di Atena e si inginocchiò davanti la sua statua quando sentì avvicinarsi pesanti passi del dio del mare pregò di ricevere protezione. Poseidone la raggiunse e la possedette con la forza sull’altare della dea. Il dio lasciò il tempio soddisfatto, la sua vendetta era andata meglio del previsto: oltre ad aver corrotto la migliore sacerdotessa di Atena avena profanato anche il suo amato tempio che la dea amava profondamente per la sua purezza. Medusa si vergognava, si sentiva sporca quando la dea Atena assunse la forma della sua statua e la rimproverò furibonda.
Atena disse che se non fosse stato per la sua apparenza sgargiante che distoglieva gli uomini dal sentiero della virtù e della purezza e per la sua vanità che la rendeva irresistibile niente di tutto ciò sarebbe successo, il tempio sarebbe stato immacolato e il suo onore di dea non sarebbe stato macchiato. Atena decise di punire la sacerdotessa ormai impura e consapevole per il disonore del tempio di cui doveva prendersi cura. Arrivò la notte e Ificle ripresa conoscenza dopo il duro colpo subito.
Cominciò allora a cercare Medusa: la sentì piangere nel tempio di Atena. Arrivato li incontrò Medusa seduta per terra che piangeva nell’oscurità. Gli chiese di non avvicinarsi perché non voleva essere vista in quel modo. Preoccupato l’amico si avvicinò comunque offrendo parole di conforto, ma quando toccò la spalla della giovane donna un serpente gli morse la mano. Medusa si voltò spaventata e i due giovani si guardarono. Il giovane Ificle divenne una statua di pietra. Nella disperazione Medusa pianse abbracciando la statua del suo migliore amico. Per non far del male a nessuno scappò via ma durante la sua fuga fu avvistata da alcuni abitanti della città: chi la guardò negli occhi si pietrificò. La gente cominciò a parlare di quell’orribile creatura dai capelli di serpente. Venne messo insieme un gruppo per dare caccia alla creatura: questi uomini furono trovati alcuni giorni dopo completamente pietrificati e col colto distorto dl terrore. Medusa non aveva intenzione di fare del male a nessuno, voleva semplicemente difendersi da un’ingiusta aggressione, decise di nascondersi in una regione che era stata abbandonata dai suoi abitanti per sempre.
Li trovò un antico tempio in rovina che trasformò in nascondiglio. Molti guerrieri tentarono di catturare la gorgone per la gloria ma nessuno fece mai ritorno: isolata, Medusa, continuava a perdere l’umanità che le rimaneva. La sua reputazione di terribile mostro divenne leggendaria: sopravvisse cacciano piccoli animali e roditori. Una delle sue prede la portò ad un inaspettato ricongiungimento. Medusa incontrò un antico busto raffigurante la dea Atena rendendosi conto che quel tempio in rovina era stato uno dei primi edifici a dare rifugio alle Dea. Questa scoperta le fece rivivere le antiche abitudini. Medusa cominciò a prendersi cura del tempio e ad esaltare la gloria della Dea, la figlia prediletta di Zeus, il dio supremo dell’Olimpo. Pur vivendo un’esistenza miserabile la giovane donna mostrava ancora la sua nobiltà. Nella sua residenza celeste la dea non mancò di mostrare gli atti onorevoli della sua ex sacerdotessa. Si rese conto che le sue azioni non potevano essere giustificate dalla vanità poiché nessuno poteva assistere a quegli atti e si sentì dispiaciuta per aver inflitto alla ragazza punizione così crudele e irreversibile. Mentre conduceva uno dei suoi numerosi rituali Medusa sentì i passi di un altro intruso.
La sua bestialità emerse e si preparò ad affrontare il nuovo avversario. L’audace guerriero cammino cauto nella dimora della creatura mentre lei preparava l’agguato. Avvicinandosi di soppiatto al guerriero rimase sbalordita, si accorse che egli portava lo scudo di Atena, la sacra egida che un tempo apparteneva a Zeus. Lo scudo di Atena era così lucido che rifletteva come uno specchio e grazie allo specchio il mostro si rese conto che il mostro era dietro di lui. Con un colpo secco il giovane guerriero stacco la testa di Medusa dal collo.
Medusa era morta, il suo sangue cominciava a gocciolare per terra. Il guerriero, anonimo fino a quel momento, sarebbe passato alla storia con il nome di Perseo. Dopo aver portato a termine l’impresa Perseo restituì ad Atena la sia egida e gli diede anche la testa di Medusa. Pochi sapevano che ella portasse il seme divino di Poseidone e dal suo sangue nacque CRISAORE, guerriero dalla spada dorata. Non solo, emerse una seconda magnifica creatura, un CAVALLO ALATO, il maestoso PEGASO era il più innocente di tutte le creature e incarnava tutta la purezza originaria che era stata rubata a sua madre. Molti ritengono che l’aiuto che Atena avesse fornito a Perseo consegnandogli il suo prezioso scudo era stato un altro atto di ritorsione contro Medusa. In realtà la dea desiderava solo liberare la fanciulla da quella terribile esistenza che le era stata ingiustamente imposta.
Atena glorificò Medusa aggiungendo la testa della gorgone sul suo scudo. L’immagine della fedele sacerdotessa era adesso immortalata accanto alla dea che tanto amava…
L’ ITALIA è una REPUBBLICA basata sullo SFRUTTAMENTO, sul LICENZIAMENTO e non SUL LAVORO. Nel Veneto è successo qualcosa di allucinante: la GRAFICA VENETA è un’azienda leader nella pubblicazione di libri ed anche nella loro stampa. All’interno di questa tipografia si è rivelato un sistema vomitevole di sfruttamento del lavoro di stampo schiavista. In Italia da più anni a questa parte stiamo assistendo all’umiliazione e depauperamento del lavoro. Assistiamo a forme di sfruttamento del lavoro totalmente delinquenziali. Fabio Franceschi, presidente di Grafica Veneta Spa, non sapeva della situazione di barbaro sfruttamento del lavoro che si stava consumando all’interno dello stabilimento di Trebaseleghe (Padova) della propria fabbrica. Non sapeva che i lavoratori pakistani dell’azienda esterna a cui aveva appaltato un dei passaggi del ciclo produttivo, impegnati nell’imballaggio dei libri stampati dal colosso veneto, portassero avanti turni di dodici ore giornaliere sette giorni su sette (………..)
La Procura di Padova ha messo sotto arresto i due consiglieri d’amministrazione, Giorgio Bertan e Gianfranco Pintone arrestati insieme a due responsabili delle Bm Service, due uomini di origini Pakistane per SFRUTTAMENTO DEL LAVORO.
La GRAFICA VENETA ha subappaltato ad una cooperativa la BM SERVICE che ha sede a Trento il lavoro di stampa dei libri, dunque i dipendenti. I due Pakistani hanno arruolato altri lavoratori di origine Pakistana. Una volta portati nella ditta sono stati fatti prigionieri e rinchiusi all’interno dello stabile.
Nel frattempo in quali condizioni lavoravano?
Dodici ore di lavoro al giorno per sette giorni su sette compenso, una paga oraria di 4€ l’ora. C’era una riduzione di costi di lavoro dell’azienda del 200%. Immaginate il plus valore estratto dal plus lavoro retribuito: una miseria.
Non lo possiamo chiamare SFRUTTAMENTO tutto questo?
Gli operai erano sorvegliati, cronometrati e non potevano denunciare le condizioni. Sono stati pestati, picchiati, rinchiusi in capannoni a dormire, capannoni vicini dove poi si produceva, con minacce sempre più intimidatorie.
Questi poveri uomini per dormire in quei capannoni dovevano restituire una parte di quel misero salario depositato nei bancomat.
Una serie di violenze e soprusi sulle quali Grafica Veneta fa sapere di non sapere nulla. E viene spontaneo chiedersi – credendo all’ignoranza sui fatti dichiarata – quale controllo abbiano il presidente e gli amministratori su un’azienda, pur essendo all’oscuro di quello che vi capita all’interno?
Questo avviene in Italia: uomini Pakistani sfruttati da padroncini della stessa terra per conto di altr due padroni italiani.
PADRONI
PADRONCINI
SFRUTTATI.
Le parole sono importanti!
In Italia non c’è solo un lavoro nero, ma anche di un lavoro schiavista. È il racconto dell’illegalità e della delinquenza.
In questa marcia politica IL LAVORO deve tornare al centro del dibattito. Servono più diritti contro questo sfruttamento perché sono sottratti mentre i doveri diventano schiavitù. Le forme di schiavitù si manifestano sui lavoratori più deboli, verso coloro che svolgono lavori più umili e faticosi. Ci sono aree del paese che hanno bisogno di manodopera. Contratti e controlli non esistono per favorire la legalità in tutti i campi del lavoro. A parte una minoranza più specializzata e garantite questo sistema divorerà non solo le persone più deboli.
Salari bassi, tasse sul lavoro troppo alte, un welfare poco efficiente da cui i sindacati sono fuggiti. Si creeranno sacche di povertà sempre più elevati in un paese dove la costituzione italiana mette al centro il lavoro e la dignità. Ci vuole un cambiamento di rotta, una rivoluzione culturale perché il lavoro nero, lo sfruttamento, la schiavitù non nasce con la GRAFICA VENETE SPA.
Abbiamo bisogno di un RINASCIMENTO DELLE LOTTE delle lotte dei lavoratori e i sindacati nei posti di lavoro!!