
Nel palazzo reale di CNOSSO (nell’ETÀ DEL BRONZO) si tenevano dei giochi acrobatici con giovani atleti che volteggiavano sui tori, delle specie di antenati delle corride. Nelle pitture murale si distinguono queste figure.
A Creta il toro è un animale sacro, ricorre nelle decorazioni insieme all’ascia bipenne a due lame: aveva un uso regolare per i sacrifici ed era simbolo della regalità. Ne sono state trovate molte a Creta ed era incisa anche sui muri del palazzo. In alcune lingue mediterranee ascia si dice lábrys e questo è anche il palazzo dell’ascia, della lábrys e del labirinto. Erano questi giovani che si dedicavano ai giochi acrobatici dati in pasto da Minosse, RE DI CRETA, dava in pasto al Minotauro, il mostro col corpo umano e la testa di toro chiuso nel LABIRINTO. In questo luogo nasce il mito di Arianna, Teseo e il Minotauro. La storia dell’eroe, della principessa innamorata che distende il suo filo per aiutarlo a trovare la via del ritorno, del mostro nascosto in un luogo oscuro dalle pieghe inestricabili che somigliano ad un cervello diventerà un simbolo potentissimo a cui l’umanità dai pavimenti delle cattedrali non saprà più rinunciare.
Creta fiorisce nell’età del bronzo, era ricca, evoluta, tecnologica, capace di costruire palazzi splendidi come quello di Cnosso. Chiamava l’arte con gli affreschi presenti ed aveva una scrittura non decifrabile chiamata Lineare A e dominava il levante mediterraneo grazie alla sua posizione al centro dei traffici marittimi. La ricchezza di Creta era leggendaria già nell’antichità più remota. Ulisse nell’Odissea la descrive così: “C’è una terra nel mare oscuro, Creta, molti uomini in essa vi sono, infiniti, e novanta città. Tra esse è Cnosso nella quale regnava Minosse, confidente del grande Zeus”.
Nel poema Minosse appare come un faro di prosperità che brilla nel mare scuro. Più tardi Tucidide attribuisce al re di Creta un altro merito: “Minosse fu il primo ad armare una flotta di navi, estese il suo potere su tutte le cicladi e contrastò la pirateria” (Tucidide, La Guerra del Peloponneso).

Secondo la tradizione MINOSSE è realmente esistito, ha liberato i mari dai pirati, quindi è un portatore di leggi e civiltà: Ulisse difatti lo chiama CONFIDENTE DI ZEUS, il DIO DELL’ORDINE COSMICO. Secondo altri Minosse non sarebbe un nome proprio, indicherebbe la sua funzione, significherebbe RE nella lingua perduta dei cretesi. Minosse in realtà è nato dall’unione di Dio in forma di TORO con la fanciulla fenicia EUROPA.
“Chiese a Poseidone di far emergere un toro dal mare e promise che glielo avrebbe sacrificato. Poseidone fece apparire per lui un toro bellissimo, ma Minosse mandò il toro fra le sue mandrie e a Poseidone ne sacrificò un altro” (Apollodoro, Biblioteca)
Poseidone s’infuria per la promessa mancata e punisce Minosse con una certa crudeltà molto raffinata: fa innamorare sua moglie Pasifae proprio di quel toro bellissimo.
“Poseidone si adirò con quel Minosse perché non aveva sacrificato il toro: perciò lo rese selvaggio e fece in modo che Pasifae concepisse una passione per lui” (Apollodoro, biblioteca).
Consumata da questo desiderio mostruoso la regina trova il modo di accoppiarsi con il toro grazie all’aiuto di un profugo ateniese che si chiama Dedalo, il quale in cambio della protezione di Pasifae costruisce un simulacro di vacca.
“Egli costruì una vacca montata su ruote. La prese e la scavò all’interno, poi la rivestì con una pelle bovina, infine, vi fece entrare Pasifae. Il toro si congiunse con lei come se fosse realmente una vacca” [Apollodoro Biblioteca]
La perversione bestiale di Pasifae e lo stratagemma di Dedalo hanno scatenato la fantasia un po’ voyeuristica di molti artisti di tutte le epoche. La scena è dipinta nei vasi antichi, negli affreschi di Pompei, nei codici medioevali, nei palazzi dei principi rinascimentali. Dall’unione nasce Asterio, creatura con corpo umano, corporatura e testa di toro. Viene chiamato il Minotauro, il Toro di Minosse e per custodirlo, imprigionarlo e tenerlo nascosto venne custodito un edificio speciale dal quale una volta entrati non si esce più, il labirinto. Nel frattempo un altro figlio di Minosse viene ucciso in territorio ateniese e allora Atene, per placare il Re di Creta, dovrà un tributo: sette ragazzi e sette ragazze verranno spedite al labirinto e sacrificate al Minotauro. C’è chi dice 7 e chi dice nove per ogni sesso all’anno.
Teseo si offre volontario per partire volontario con i ragazzi e le ragazze ateniesi promettendo che sarà lui ad uccidere il Minotauro e a liberare la città al tributo di sangue una volta per tutte. Teseo è un principe illegittimo: suo padre Egeo lo ha avuto da una principessa straniera Etra. La coppia si è unita in una sola notte ed Egeo parte senza sapere se lei sia incinta o meno. Prima di andarsene però nasconde sotto un masso una spada e dei sandali. Saranno quelli il segno di riconoscimento del figlio. È un segreto che confida alla futura madre.
“Lo disse a lei sola e le raccomandò se avesse avuto da lui e se, divenuto adulto, fosse stato in grado di spostare il masso e di prendere gli oggetti nascosti, di mandarglielo”
[Plutarco, Vita di Teseo]
La spada resta nascosta 16 anni, l’età che ha Teseo quando sua madre gli rivela il segreto e somiglia molto alla spada nella roccia, all’Excalibur di Re Artù, l’arma che solo un futuro re può riportare alla luce, l’arma della predestinazione. Lungo il cammino per Atene dovrà affrontare una serie innumerevole di prove e i suoi talismani lo aiuteranno a riprendersi la sua eredità.
La prima prova di Teseo è il duello con Perifete, brigante gigantesco, figlio di Efesto che uccide i viandanti con la sua clava di ferro. La seconda è contro Sini, altro gigante che uccide avvicinando le cime di due pini, lega la vittima ad esse e poi lascia che i due alberi si raddrizzino di colpo. Lo stesso vale per Scirone dato in pasto alla testuggine gigante di Ade. Altri animali mostruosi e briganti sono sconfitti lungo il cammino verso Atene. Il più famoso è Procuste: nella sua casa ci sono due letti, uno molto grande ed uno molto piccolo. Ai viaggiatori che accettano l’invito di un riparo per una notte tocca una sorte terribile: Procuste taglia gli arti che sporgono dal letto troppo piccolo e allunga quelli di chi si sdraia sul letto troppo grande. Come a tutti gli altri Teseo gli riserva la sorte che lo imponeva alle vittime. Arrivato ad Atene e riconosciuto dal padre Egeo, Teseo parte per Creta. Le vele delle navi in partenza sono nere. Teseo promette che se tornerà vincitore isserà delle vele bianche. Teseo è l’unificatore della regione intorno alla città di Atene, l’Attica. C’è chi vede nella sequenza dei briganti da lui sconfitti i capi delle comunità che si sono dovuti sottoporre all’autorità di Atene. Teseo non ha soltanto un padre umano ma anche uno divino ed è Poseidone, il dio del mare. Questo episodio favoloso, Minosse, che è andato personalmente con la sua flotta a prelevare le vittime provoca Teseo e quando le navi sono al largo prende un anello e lo getta in acqua, sfidandolo, ed invitando a prenderlo se veramente è il figlio del mare. Teseo si tuffa nelle profondità, riemerge asciutto, coperto dei doni che gli hanno fatto le divinità marine e con l’anello in mano. Non c’è solo il padre Poseidone a proteggerlo: prima di partire Teseo ha fatto un sacrificio ad Afrodite, le ha chiesto il suo aiuto quando arriva a Creta e sbarca al porto di Cnosso scoprì che la dea dell’amore lo aveva ascoltato.
“Quando approdarono a Creta, Arianna figlia di Minosse si innamorò di Teseo che era di straordinaria bellezza” [Diodoro Siculo, Biblioteca storica]
Nell’Odissea Ulisse la definisce “La bella Arianna” e nell’Iliade scopriamo che guida le danze delle ragazze cretesi.
“Un luogo di danza, un tempo, nell’ampia Cnosso, Dedalo costruì per Arianna dai bei capelli. Qui fanciulle ricchissime danzano tenendosi per mano” [Omero Iliade]
Il nome Arianna significa LA PURISSIMA. Bella, seducente, con i capelli lunghi guida le danze. Quella che emerge è di grazia assoluta.
Secondo Plutarco, Teseo avrebbe partecipato a Cnosso a delle gare atletiche stracciando tutti i rivali e nel pubblico ci sarebbe stata anche Arianna.
“Poiché a Creta era uso che ai giochi assistessero anche le donne, Arianna fu colpita dal viso di Teseo e lo ammirò perché vinceva tutti nelle gare” [Plutarco, Vita di Teseo]


a
A Creta le donne assistono alle gare, in Grecia invece no. È un’informazione importante perché. È un’informazione importante perché ad una certa libertà di movimento femminile e dagli affreschi ritrovati a Cnosso ci sono donne dalle pettinature molto elaborate. Nella vicina isola di Santorini, molto legata culturalmente a Creta, le donne sono dipinte mentre raccolgono erbe, fanno offerte alle divinità, portano gioielli, camice trasparenti, unghie smaltate, seno scoperto ed indossano gonne splendide e coloratissime. Il mondo femminile a cui prende parte Arianna è articolato, le donne sembrano godere di un alto grado di emancipazione. È plausibile che Arianna, innamorato dell’eroe straniero, lo seduca.
Arianna è la purissima, la reincarnazione di una dea o, forse, è una dea lei stessa.
“Il labirinto contiene giravolte ed andirivieni inestricabili, vi sono aperte parecchie porte che traggono in errore chi cerca di andare avanti e fanno tornare sempre agli stessi percorsi sbagliati”
[Plinio, Storia naturale]
I Greci al tempo in cui dominavano i cretesi vivevano in case molto piccole e semplici rispetto ai grandi palazzi come i principi e i re. Allora si è pensato che l’avventura dell’eroe fosse l’eco di una memoria remota, di un tempo in cui i greci si avventuravano fin qui restavano stupefatti di fronte alla complessità grandiosa di Cnosso, con le sue decine di stanze, i corridoi, i sotterranei, le corti, le saghe regali e concepirono la storia favolosa del palazzo dell’ascia abitato da sovrani potente e minaccioso da cui non era facile tornare indietro.
Secondo alcuni storici delle religioni il labirinto, con i suoi inganni, le sue curve cieche e le sue anse tenebrose sarebbe il simbolo dei morti. Le sue viscere si attorcigliano su sé stesse, si addentrano nella profondità della terra, sono popolate da ombre, da spettri che non troveranno mai più la strada per riemergere alla luce del sole. Ma che il labirinto sia questo palazzo o il mondo infero e che Arianna sia la principessa reale o la divina signora del labirinto certo è che conosce la strada per uscirne.
Diede a Teseo un rotolo di filo raccomandandogli di legare il capo del filo all’architrave della porta d’ingresso e di camminare svolgendolo fino a quando non fosse giunto al centro del labirinto. Quello che avviene dentro al labirinto resta nell’oscurità, si sa solo che Teseo uccide il Minotauro: qualcuno dice con una spada, altri a forza di pugni, altri ancora con una clava. In un’immagine degli affreschi di Pompei si vede Teseo mentre esce dal labirinto, porta con sé i bambini tratti in salvo e dalla porta spunta a terra la testa del Minotauro. Compiuta la missione Teseo ha un altro problema da affrontare, deve lasciare Creta e scappare.
“Alla fine Teseo prese con sé Arianna, insieme ai giovani e alle ragazze che ancora non erano stati dati al Minotauro e salpò nel cuore della notte…”
[Ferecide, Frammento 148]

Lasciate queste acque da Creta i fuggiaschi navigano verso nord fanno rotta sulle Cicladi e sbarcano sull’isola di Nasso dove Arianna che con il suo gomitolo di filo ha dato un. Aiuto decisivo a Teseo.
Arianna che per amore ha tradito la patria, il padre, la famiglia e anche il suo fratellastro con la testa di toro viene piantata. È un gesto talmente clamoroso e famoso che secondo alcuni il nostro modo di dire “piantare in asso” deriverebbe proprio da li, dalla fanciulla sedotta e abbandonata di punto e in bianco a Nasso.
“Alcuni dicono che Arianna abbandonata da Teseo si impiccò e che Teseo l’abbandonò perché innamorato di un’altra “
[Plutarco, Vita di Teseo]
C’è un’altra versione molto meno tragica, un happy end raro nel mito. In questa versione Dioniso, dio dell’ebbrezza del vino, delle feste, raccoglie Arianna abbandonata e ne fa, dicono le fonti, la sposa legittima straordinariamente amata.
Teseo torna ad Atene ma di dimentica di cambiare le vele. Suo padre EGEO vede le navi avvicinarsi, vede le vele nere, pensa che il figlio sia morto e si butta dalla scogliera del mare che dal momento prende il suo nome: Mar Egeo.
Teseo onora la memoria del padre, diventa Re di Atene ed inizia una nuova serie di avventure: per lui non ci sarà lieto fine.
Dopo il labirinto Tesero combatte una guerra contro le Amazzoni di cui ha rapito e sedotto la regina Ippolita. Da lei ha un figlio Ippolito. Dopo aver sedotto ed abbandonato Arianna, Teseo sposa sua sorella Fedra la quale però s’innamora del giovane Ippolito, respinta lo accusa di stupro e si uccide. Teseo crede all’accusa, chiede al padre Poseidone di punire il figlio Ippolito che muore calpestato dai suoi cavalli imbizzarriti per opera del Dio. Del resto Ippolito significa “l’uomo distrutto dai cavalli”.
Dopo la tragedia familiare alle nozze del fratello Pirito combatte i centauri che ubriachi cercano di stuprare gli invitati e la sposa. Con Pirito rapisce la bellissima e giovanissima Elena, più tardi messa in salvo dai suoi fratelli Castore e Polluce, i dioscuri. Sempre insieme a Pirito scende negli inferi per rapire Persefone sposa di Ade re dei morti. Una missione impossibile che fallisce. Fattoi prigioniero da Ade viene liberato da Eracle. Tornato da Atene scopre di non essere più il re e se ne va in esilio sull’isola di Sciro. Nicomede il re dell’isola lo uccide a tradimento spingendolo da una rupe.
Teseo muore precipitando da una scogliera come suo padre. Nel V secolo a.c. un generale e politico ateniese di nome Cimone trova sull’isola di Sciro una tomba e dentro ad essa ci sono armi di bronzo ed ossa di una statura superiore al normale. Cimone si convincerà che quel gigante sepolto sia proprio Teseo e riporterà le sue spoglie a casa, ad Atene
Nella figura di Teseo esistono tracce trasfigurate dal mito di eventi realmente accaduti quali l’unificazione dell’ ATTICA, la fine del dominio cretese, il sorgere delle potenze micenee nella Grecia continentale. Avvenimenti a cui sembra alludere la leggenda dell’eroe che sconfigge Minosse, libera la sua città dal tributo e mette le mani su ben due principesse cretesi: una Arianna la seduce e la rapisce, l’altra sua sorella Febra la sposa.
