
Il pensiero del Romanticismo nasce dalla crisi dello spirito Illuministico che, se aveva fornito le armi della ragione per demolire l’Ancien Regime, non sembrava in grado di raccogliere le grande spinta propulsiva della nuova classe emergente, ed esprimere una nuova concezione del mondo, in cui ci fosse spazio per la totalità dell’uomo con la sua soggettività, la sua storia, i suoi sentimenti, e per una comprensione che voleva essere globale, complessiva, della realtà. L’illuminismo era stato cioè una filosofia “analitica, tesa alla critica scientifica “punto per punto”della storia e della realtà; il Romanticismo è, al contrario, nelle sue varie e diverse espressioni, un’ideologia (concezione del mondo) “sintetica”, che tende cioè a comprendere in una visione unitaria i vari aspetti del reale. Al centro è posto l’uomo inteso come soggetto attivo, entità sentimentale e spirituale tesa a cogliere il significato ultimo della natura e della realtà, a confondersi con essa, senza limitarsi alla sua descrizione. Il punto di passaggio tra illuminismo e nuova filosofia romantica è segnato da Kant, il quale, sottoponendo la ragione al “tribunale della critica”, aveva concluso che essa è in grado di cogliere e di giudicare gli aspetti esteriori del mondo (fenomeni), ma non quelli segreti, riposti, ultimi, non apparenti (noumeni, ovvero “le cose in sé”, al di là di come appaiono). Egli, su quella via, aveva altresì affrontato che tali significati intimi del reale possono essere colti dall’artista in un rapporto privilegiato di comunicazione diretta, intuitiva (non razionale) con la realtà, aprendo così la strada alla concezione romantica dell’arte.

Il movimento che sintetizza la filosofia romantica dell’arte, l’idealismo tedesco, rappresentato fa Fichte, Schelling e Hegel, volle colmare il vuoto tra conoscibile (finito) e inconoscibile (infinito, assoluto)in una sintesi che identificava il reale con l’ideale (cioè il modello perfetto del reale), in un’anelito dell’Io verso l’Assoluto raggiungibile o per una via intuitiva (artistica, etica) o per via razionale, come afferma Hegel. Per quest’ultimo infatti non esiste una frattura tra l’uomo e l’universo, tra il pensiero e le leggi dell’universo, ma la ragione dell’uomo è capace di spiegare la totalità del reale. Celebre è l’affermazione di Hegel: <<tutto ciò che è reale è razionale e tutto ciò che è razionale è reale>>. Il Razionalismo illuminista analitico, al contrario, aveva sostenuto che la realtà non è necessariamente razionale, ma spesso contraddittoria e ingiusta e che compito della ragione dell’uomo era appunto quello di intervenire per modificarla per abbatterne le storture e le ingiustizie.

La nuova razionalità romantica “positiva” e “ottimistica” tende tuttavia, rispetto al razionalismo precedente, a deprezzare lo studio scientifico del finito (realtà empirica) a favore di una concezione ideale e globale della natura. Molti illustri studiosi pongono proprio qui l’origine della frattura tra le “due culture”(umanistica e scientifica), ancora in buona parte insanata.
Sul piano politico, il pensiero romantico presenta oscillazioni tra conservatorismo e radicalismo, soprattutto in riferimento al Congresso di Vienna e alle successive ondate rivoluzionarie, ma ha il suo aspetto più costruttivo e congeniale nel liberalismo che sancisce alla base dello stato la libertà dell’individuo (di stampa, di parola, ma prima di tutto di pensiero, mantenendo inalterati i principi della proprietà). Sul piano economico, infine, la spinta individualistica e ottimistica dell’età romantica si traduce nell’esaltazione della libera iniziativa e della libera concorrenza (liberismo) in un rapporto di fiducia nella naturalità dell’economia e nella sua capacità di autoequilibrarsi eredidata dal pensiero economico illuministico(fisiocrazia), ma destinata a essere messa in crisi nel corso stesso del sec. XIX.
Fonte: Testo e contesto
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Federico Roncoroni