PLATONE: LA TEORIA DELLE IDEE

La teoria delle idee di Platone attraversa buona parte dello studio del filosofo greco. Essa è stata ricostruita a partire dai Dialoghi dell’età giovanile in cui ci racconta di Socrate, in quelli della maturità (Menone, Simposio, Repubblica, Fredo) dove qui scorgiamo le sue teorie originali elaborate negli anni. Non si trova quindi espressa in maniera esplicita in nessun dialogo scritto ma è sparsa qua è la ma senza una trattazione unitaria. Gli studiosi la riconducono a quelle dottrine non scritte, insegnate nelle accademie. 

Per noi le idee siano prodotti della nostra mente. Spesso in filosofia si scrive “idee platoniche” per distinguerle da come vengono solitamente intese o espresse dal linguaggio comune.  Platone è alla ricerca di una forma di conoscenza valida. Vive in un’Atene che da poco è stata mal ridotta dalla vicenda di Socrate, condannato ingiustamente da una giuria che non ha saputo riconoscere la verità. Socrate cercava di insegnare cose buone e giuste, educando gli ateniesi a trovare la verità, la dove il popolo si è fatto incantare democraticamente soprattutto dalla retorica dei sofisti. Di conseguenza lo scopo di Platone è quello di far sapere che esistono un bene e un sapere unici. 

La verità non si basa sui sensi, sul “ciò che vedo io è diverso da quello che vede un’altra persona”. 

I sensi non sono una verità assoluta perché ognuno può avvalersi della propria opinione. Esistono anche delle verità diverse su cui tutti si trovano d’accordo. Un esempio è affermabile nella geometria: il triangolo isoscele, per esempio, ha due lati ed angoli uguali. Ci sono dunque verità eterne, immutabili, ben diverse da quelle acquisite con i sensi. Le verità matematiche non sono soggette al divenire, al punto di vista soggettivo. Ma la perfezione non è di questo mondo. Ciò che immaginiamo è la perfezione. Si può conoscere il mondo ma questi è mutevole, a tratti ingannevole. Per Platone possiamo avere una conoscenza che oltrepassi il corruttibile, il mutevole e possa durare per sempre. Possiamo avere una scienza che non ci può dare solo opinioni (Doxa) ma una vera conoscenza valida per tutti, duratura, unica, soprattutto. Una verità assoluta per tutti gli uomini di ogni epoca o periodo. L’idea deve andare al di là della nostra mente. Le proprietà di queste idee sono presenti indipendenti dai nostri pensieri. Idee eterne e immutabili. L’immagine della nostra mente richiama l’idea eterna. Le idee trascendono l’uomo, la sua mente.

Per Platone c’è il piano delle cose sensibili, ovvero il nostro mondo, mutevole, soggetto al divenire, corrotto ed imperfetto. Per questo mondo non si può avere conoscenza ma solo opinione, insufficiente per scavare in profondità il senso dell’essere, della vita e della realtà stessa. Secondo Platone, Il mondo sensibile ci conduce ad un’indagine naturalistica incapace di comprendere una natura profonda dell’uomo e dell’universo. Il mondo sensibile, essendo insufficiente, avrà bisogno di una seconda navigazione, verso un mondo che va al di là della natura, un mondo metafisico.

Oltre al mondo delle cose sensibili, in un piano più elevato esiste il mondo delle idee dove ci sono quelle che non mutano, non cambiano. Platone da in parte ragione ad Eraclito il quale affermava che il mondo fosse tutto in divenire, dove tutto è mutevole e tutto scorre. Quindi anche nel pensiero di Platone tutto cambia nel mondo sensibile. 

Il mondo immutabile di Platone mette in risalto il pensiero di Parmenide il quale affermava l’esistenza di una verità più alta conoscibile attraverso la ragione, cioè l’essere eterno ed immutabile.

Platone si differenzia da Parmenide in quanto attesta che gli esseri sono molteplici e non uno, quindi anche le idee. 

Dualismo ontologico: esistono due piani delle realtà e quindi dell’essere. Il primo piano è concreto, sensibile ma apparente ed illusorio e il mondo delle idee.

A questo dualismo ontologico corrisponde in parallelo un dualismo gnoseologico (teoria della conoscenza) dove con la ragione si può formare una vera e propria scienza.

Per Platone esiste una sola giustizia, una sola eguaglianza, una sola verità come un solo bene o bellezza. Si discosta così, come scritto prima, dal pensiero dei Sofisti. Anche Socrate riteneva che gli uomini potessero arrivare ad una verità condivisa e se non ci arrivavano era perché molto spesso avevano un’idea molto superficiale delle cose. Socrate quando andava ad usare l’ironia e la maieutica lo faceva affinché gli uomini si spingessero a ricercare una verità più profonda. 

Per Platone l’iperuranio è un luogo dove albergano le idee al di là del cielo, oltre la volta celeste. Questo luogo è sempre esistito ed è raggiungibile solo dall’intelletto, non tangibile dagli enti terreni e corruttibili. L’iperuranio è una dimensione metafisica, atemporale, aspaziale e, dunque, puramente spirituale. Qui il filosofo greco colloca tutte le idee come in un mondo distinto da cui sgorgano come una fonte per poi arrivare alla coscienza dell’umanità

Le idee non sono il contenuto della mente ma entità realmente esistenti di natura spirituale, pertanto eterne, immortali, uniche ma molteplici. Sono degli archetipi, la perfezione, dei modelli.

Rapporto tra le idee e le cose del mondo in cui Platone vive: 

Causa effetto: le idee non sono l’effetto ma la causa delle cose. Non sono la produzione della mente dell’uomo, sono entità reali perfette. Le idee sono causa delle cose; le cose sono effetto delle idee creando così rapporto causale conseguenziale. 

Il sensibile per Platone e per tutti i metafisici deriva dallo spirituale; il materiale. Sono le idee spirituali che producono le cose materiali.

Rapporto cose – idee: mimesi, imitazione

Le cose sono come sono, effetto dell’idee che sono causa, perché imitano (mimesi). Esempio: l’idea di sedia è imitata dal falegname, artigiano quando crea la sedia. L’artigiano imita nel momento in cui fabbrica la sedia o il tavolo.

 Esistono modelli perfetti di cui le cose sono copia: LA COPIA L’ORIGINALE. MIMESI > IMITAZIONE

Rapporto di metessi ovvero di partecipazione. Le cose si abbeverano delle idee. Un uomo giusto (cosa) lo è perché partecipa la giustizia, l’ha portata in sé, l’ha fatta propria e si è compenetrato con la giustizia.

Rapporto di parusia: le idee sono presenti nelle cose. Queste ultime hanno presenti le prime.

Platone vuole eliminare il relativismo di giudizio. Le verità conducono al disordine, al declino della comunità. 

Le idee sono il criterio di giudizio delle cose. Nella nostra anima ci sono delle idee che ricordiamo quando giudichiamo (reminiscenza). Perché le cose le giudichiamo in maniera diversa? Per Platone se andiamo in profondità della nostra anima, l’alleniamo ed arriveremo al vero, il bello. In questo modo lo coglieremo e lo riconosceremo. Il bello sarà uno con le sue gradazioni. Le persone che non lo colgono non sono allenate, educate per coglierlo.

Chi può giudicare bene il disordine? Colui che ha conosciuto l’armonia. Chi pensa che la massima bellezza sia quella del corpo non è stato educato alla bellezza del cosmo. Per Platone non è bello ciò che piace, ma bello ciò che è bello.

L’armonia. L’ampiezza e la completezza raffigurano il bello. I relativisti per il filosofo sono i sofisti che con l’arte del parlare cambiano, trasformano il vero in falso e viceversa. 

Per il Platone della maturità vi sono due tipi di idee: valori (bene, bello, giusto…) matematiche (quadrato, rettangolo, triangolo, sfera…).

L’idea massima di bellezza in terra non la troviamo – perché è un’idea- .

La filosofia di Platone è un inno ad elevarsi dal mondo delle cose a quello delle idee; è un inno a diventare belli, ad essere giusti, a vivere per il bene.

Pubblicato da Alessandro Dionisi

Cantante nella band RadioAttiva, scrittore, musicista

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