
Molti ritengono che il nome Eracle risalga all’età del bronzo, cioè al 1200 a.c e quindi anche le storie risalgano a quel periodo. La storia di Ercole è la saga epica del figlio di Zeus, re degli dei. Condannato dal fato a servire un padrone codardo fu costretto a compire 12 spaventose fatiche che avrebbero fatto di lui il più famoso eroe di tutti i tempi.
Ercole compirà centinaia di nobili azioni: dalla creazione della Via Lattea, all’istituzione dei giochi olimpici ed avrà un posto tra gli immortali
Dr. Pamela Lawson (Adelphi University- Long Island, NY) “Deve essere esistito qualcuno che si chiamava Ercole vissuto all’epoca in cui gli antichi greci collocavano gli eroi. Magari è esistito un principe che si chiamava Ercole e compiva delle gesta molto importanti. Col tempo queste imprese devono aver raggiunto una dimensione mitica”.
Come tutte le divinità greche ha molte debolezze umane, tra queste lussuria, orgoglio e gelosia. Ercole viene concepito quando Zeus scende dalla sua dimora, sul monte Olimpo, per camminare tra i mortali. Sceglie una bellissima donna di stirpe nobile, Alcmena vive a Tebe nella Grecia centrale. Il dio si presenta alla donna travestito da suo marito. I genitori umani del fanciullo non si rendono conto che il padre è Zeus e lo chiamano Ercole che in greco significa GLORIA DI ERA, un’ironia della sorte poiché Era è la regina degli Dei e moglie di Zeus stesso. Infuriata per le moltissime relazioni extra coniugali del marito sulla terra, Era è follemente gelosa di tutti i figli mortali, soprattutto di Ercole chiamato così in suo onore. Lo tormenterà di gelosia per tutta la vita. La madre mortale del fanciullo viene a sapere la vera identità: temendo la furia di Era lo abbandona sul fianco scosceso di una collina esposto agli elementi con la speranza che muoia, ma Zeus interviene inviando una delle figlie, Atena, per salvare il neonato e fratellastro. Inganna Era facendole fare una passeggiata vicino al palazzo dove giace abbandonato il piccolo.

Quando lo scopre lo allatta come fosse il figlio.
“Ercole si distingue in tutto: non succhia il latte come tutti i poppanti, le addenta il capezzolo. La dea se lo strappa dal petto e lo getta in mezzo la strada, ma il latte zampilla dal capezzolo scontrandosi con il cielo ed è così che sarebbe nata la VIA LATTEA”.
Bevendo una minuta quantità di latte riesce a rimanere in vita. Atena lo riconsegna alla madre terrena. Era viene a sapere dell’inganno e tenta di uccidere Ercole nella furia. In preda alla furia spinse nella culla due serpenti pronti a serrarsi intorno al neonato, ma questi sollevò il capo sperimentando per la prima volta il piacere della battaglia. Con grande abilità afferrò i due serpenti togliendo loro il respiro con la sua presa ferrea. La dea coltiva una sete di vendetta sempre maggiore decidendo di seguirne le tracce sulla terra decidendo di fare tutto ciò che è in suo potere e tormentarlo per il resto della vita.
Ercole nella sua infanzia cresce nella campagna di Tebe. Riceve la migliore istruzione dal patrigno mortale. Ian Morris – Professor on classic, Stanford University: “Ercole se la cavava molto bene nello sport. Era molto bravo nella lotta, un ottimo arciere e forte nella corsa delle bighe. Ma c’era una cosa in cui difettava: non riusciva a suonare la lira, uno strumento a corde. Un uomo doveva saperla suonare. Narra la storia che il suo maestro di musica, Lino, s’arrabbiasse molto con lui, lo rimproverava aspramente ed umiliava…”

Durante una lezione di musica nella sua adolescenza, Ercole mostra il lato oscuro e violento del suo carattere. Infuriato per le critiche perde la pazienza colpendolo con la lira il cranio del maestro. La botta fu così violenta da ucciderlo. Il patrigno teme che il figlioccio possa commettere altri atti di violenza perciò lo manda in una fattoria isolata. Qui Ercole diventa uomo. A 18 anni a Tebe è più forte e coraggioso di chiunque, il suo animo inquieto ha fame d’avventura. Quando viene a sapere che in un regno confinante c’è un pericolosissimo leone che minaccia decide di intervenire. Si avvia a Tespie per sfidarlo ed ucciderlo. Il re della città ammira il coraggio e la forza del giovane. Ha cinquanta figlie e vuole che ognuna di esse abbia un figlio dal possente eroe. Il re si aspetta che termini questo compito in una notte, quindi allestisce un banchetto in suo onore. Fa in modo che sia servito tutto il vino desiderato. Ercole in quella notte ha 50 amplessi e quindi altrettanti figli. La città di Tespie si ripopola grazie al figlio di Zeus. Mentre torna a Tebe s’imbatte in una schiera di Messi. Questi si recano a Tebe per riscuotere l’annuale tributo per il re dei MINI. Questo incontro scatenerà una guerra. Quando i MESSI esigono che Ercole ceda loro il passaggio, l’eroe s’infuria. Ignorandola sacra legge dell’immunità diplomatica che protegge i messi stranieri, Ercole taglia loro il naso e le orecchie rispedendoli dal loro padrone, quindi solleva Tebe contro questi oppressori. Grazie ad Ercole, dopo la guerra saranno i Mini, sconfitti, a pagare un tributo annuale ai Tebani.
Grato per la vittoria il re di Tebe, Creonte, concede in sposa la sua bellissima figlia Magara da cui nascono tre figli. La devozione di Ercole alla famiglia sembra dissipare le ombre del carattere. Continua a compiere atti eroici riuscendo anche a salvare Tebe da un tiranno invasore. Queste imprese lo rendono l’uomo più famoso ed ammirato della Grecia. Ma quando Ercole sembra cavalcare il destino voluto da suo padre Zeus ecco che la moglie gelosa del re degli Dei interviene: Era suscita in Ercole un raptus di follia. Tornato in se si rede conto di aver ucciso involontariamente la sua famiglia.
“Non la violenza del mare in tempesta e nemmeno i terremoti o la folle agonia dei tuoni potranno uguagliare il mio furore mentre colpisco al cuore Ercole e gli insinuo il seme della follia. Gli svio la mente che bramerà il sangue della moglie e dei figli. Lo scuoto con tremori lunatici, così che quando avrà spedito la famiglia sul fiume della morte possa finalmente capire quanto brucia la terribile rabbia di Era..” Euripide, La pazzia di Ercole.
Tornato in sé prova un senso elevatissimo di vergogna: “Che vergogna essere l’assassino dei miei amatissimi figli e di mia moglie. Cher cosa vale vivere ancora? Da una rocca dovrei lanciarmi nel vuoto; al cuore puntare la mia spada ed essere il vendicatore dei miei cari o bruciaare il mio corpo per lavare l’infamia con le fiamme. Che cosa mi aspetta ora?” Euripide, La pazzia di Ercole.
Ercole vuole espiare il suo delitto recandosi nella città di Delfi per consultare l’oracolo, la Sacerdotessa nel tempio di Apollo. La storia narra che c’era una fessura per terra e da essa usciva del fumo da una profonda camera sotterranea. Una donna sedeva sopra un tripode di bronzo emettendo versi e lamenti incoerenti. Se si voleva sapere qualche cosa si veniva a Delfi ponendo il proprio quesito all’oracolo. A quel punto l’oracolo emetteva tutti questi suoni strani che sarebbero stati successivamente decodificati da un’interprete. Ad Ercole viene rivelato che l’unico modo per espiare la colpa è quello di sottomettersi a terribili pericoli ed umiliazioni. Dovrà servire il meschino re di Tirinto, Euristeo, per 12 anni portando a termine tutte le fatiche che il re gli imporrà…