
Lezioni di filosofia Professore Matteo Saudino
(15 marzo 2016)
Le virtù per i sofisti sono tecniche oratorie, dialogiche, retoriche, insegnate a pagamento che hanno la funzione, nell’agorà, nella polis di acquisire consenso, far prevalere una tesi, di decostruire una tesi avversaria. Sono alla base delle grandi capacità argomentative che un buon politico, un buon uomo pubblico deve possedere. La vita pubblica nell’antica Grecia è vissuta con grande slancio, forza, la più degna rispetto quella privata. Per il mondo greco e quello romano la vita dell’oikos, della casa privata è collettivamente e nell’essenza inferiore. L’uomo si realizza nella sua dimensione pubblica, non privata.
Nel Protagora Platone polemizza con queste virtù esaltando invece le virtù filosofiche della ricerca. La virtù è una ricerca dentro di sé, una ricerca dialogica, della verità. È una ricerca costante come gli ha insegnato il suo grande maestro Socrate. In questo dialogo l’omaggio a Socrate è evidente perché Platone si concentrerà solamente su specifiche virtù, quelle politiche, indispensabili per edificare una comunità di uomini al fine di vivere felici. La grande filosofia di Platone politica ha sempre come obiettivo la felicità: gli uomini si uniscono, sono animali politici sociali al fine di vivere bene ed essere felici. Per spiegare quali siano le virtù politiche indispensabili della vita, quelle collettive, Platone ricorda il mito.
Il mito ha una funzione in Platone di preparare l’uditore, l’allievo, il dialogante la comprensione alla comprensione di una teoria filosofica. Il mito con immagini evocative costruisce una via d’accesso alla comprensione delle teorie filosofiche. Le immagini vanno al di là anche delle parole. Qua possiamo agganciarci anche alla seconda interpretazione del mito, quella celebre di Heiddeger filosofo del ‘900 secondo il quale il mito in Platone ha una funzione di andare al di là del linguaggio. Dove il linguaggio termina, dove non è più in grado di proseguire con le parole e i concetti, allora il mito recupererà immagini che hanno dentro di sé immagini e parole che verranno conquistate, costruite, prodotte con questa sorte di ponte al di là del linguaggio stesso.

Il mito di Prometeo centrale dentro il dialogo intitolato “Il Protagora”
Contesto: gli dei hanno gli esseri viventi, gli uomini, gli animali e si apprestano ad aprire le porte del mondo ai primi. All’alba dovranno uscire e iniziare il viaggio, questa avventura che si chiama la vita, iniziano a popolare il mondo. Ma questi animali e uomini non hanno ancora delle qualità. Gli dei chiamano Prometeo ed Epimeteo, due semidivinità metà uomini e metà dèi. Chiamano i due fratelli affinché s’incaricano di distribuire queste qualità. Epimeteo(il fratello minore (letteralmente significa colui che è imprevidente), agisce senza troppa ponderatezza, riflessione, in maniera impulsiva, di slancio chiede al fratello Prometeo (letteralmente significa preveggente, colui che vede prima), chiede di poter distribuire agli esseri viventi qualità.
Il fratello si fa prendere dalla convinzione che sia una buona scelta e lascia ad Epimeteo l’incarico.
Epimeteo inizia a distribuire le facoltà agli esseri viventi.
“Epimeteo fece la distribuzione: assegnò ad alcuni animali la forza ma non la velocità e ad altri più deboli la velocità perché potessero salvarsi con la fuga di fronte ai pericoli ed altri ancora in mezzi di difesa o offesa, o altre capacità che rendessero possibile la loro conservazione. Agli animali più piccoli dette la possibilità di fuggire con le ali e di nascondersi sotto terra e a quelli più grandi insieme con la grandezza detta la capacità di conservarsi. E così distribuendo ad ogni essere una facoltà appropriata fece in modo di evitare che qualche razza si spegnesse. Distribuì inoltre spesse pelli e pellicce affinché gli animali si difendessero dal freddo invernale e dai calori estivi e procurò ogni specie di cibo diverso o le erbe degli alberi e delle radici e la carne per gli altri. Ai carnivori tuttavia segnò prole poco numerosa mentre dette una prole abbondante alle loro vittime in modo da garantire conservazione della loro specie”.
Platone ci presenta un disegno magnifico, preso in questa dimensione di distribuzione delle qualità. Comincia a distribuire e agli animali piccoli darà la possibilità di andare sotto terra, mimetizzarsi, nascondersi, di poter volare, essere veloci e vivere nell’acqua. Agli animali più grandi darà la forza, spesse pellicce per resistere al freddo, pelli più sottili per resistere al caldo. Agli erbivori darà una prole numerosa in modo tale che possano proliferare in maniera più veloce ma ai carnivori una prole più ridotta perché altrimenti non ci sarebbe l’equilibrio. Il tema dell’equilibrio ecologico, ambientale, alimentare di oggi, noi che siamo tutti carnivori ed abbiamo convertito gran parte dei campi da produzione di riso, cereali, di mais per produrre invece erba da dare in cibo in alimentazione agli animali, a mucche, maiali, cavalli, in modo tale da poter nutrirci di carne. Il mondo è una grande supermercato di carne ma per produrre carne servono più pascoli e terre di quanto serva, ovviamente, per produrre cereali. Oggi abbiamo un problema di equilibrio alimentare nel mondo e Platone ci presenta con presto affresco una natura che ha trovato un proprio equilibrio, ma questo equilibrio è solo apparente perché Epimeteo ha commesso un errore: ha distribuito tutte le qualità agli animali mentre agli uomini i non è rimasto più nulla. “Fratello cosa hai fatto?” sopraggiunge Prometeo.
“Oh caro, ho dimenticato gli uomini! Non vi è più nulla. Gli uomini, i più deboli tra le creature, i più deboli tra gli esseri viventi: non son veloci come un giaguaro, non volano come gli uccelli. Non sono forti come un leone, un orso. Gli uomini non stanno stare in acqua. Così senza qualità, nudi, sono destinati alla morte”.
L’alba sta sopraggiungere: gli dei apriranno le porte agli esseri viventi, gli uomini, così saranno destinati a perire.

Prometeo preso dalla forza, dal coraggio, decide di compiere un gesto titanico, di disobbedienza. Si reca furtivamente presso gli dèi e ruberà il fuoco ad Efesto e l’intelligenza tecnica ad Atene. Li donerà agli uomini così riusciranno a procurarsi il cibo, ripararsi in caverne, costruirsi dighe, palafitte. Riusciranno ad avere l’intelligenza tecnica, la forza e il fuoco per poter sopravvivere. Per questo Prometeo verrà punito ed incatenato ad una rupe e continuamente divorato nelle proprie interiora da uccelli, rapaci che si ciberanno ogni giorno. Ogni notte le interiora, il fegato, i polmoni, il cuore ricresceranno in modo tale che la punizione per Prometeo sia eterna, sempre punito per aver schernito gli dèi. Gli uomini grazie a Prometeo continueranno a vivere, venerare e pregare gli dei. Questi uomini così di slancio in grado di sopravvivere però sono deboli perché non riescono a vivere insieme. Hanno intelligenza, tecnica, scienza, armi e fuoco ma non sono capaci di vivere insieme. Soli e disuniti periscono contro le fiere, le impervie che li travolgono e divorano. Per vivere insieme tutto questo non basta, servono altre qualità. Zeus disperato vede gli uomini morire. Polemos, il dio della guerra, s’impossessa degli uomini incapaci di vivere, si combattono a vicenda e periscono di fronte alla natura. Polemos chiama di fretta e furia il suo messaggero Ermes e gli dice: “Ermes scendi tra gli uomini e porta ad essi queste qualità: porta il rispetto reciproco, porta la giustizia, la fortezza, il coraggio. Porta i principi ordinatori del genere umano, i principi ordinatori del vivere insieme. Non bastano le arti meccaniche; non bastano conoscenze e competenze tecniche. Per vivere insieme servono il rispetto, forza, coraggio, pudore. Serve mettere al centro la comunità, la collettività. Bisogna salvare il genere umano dall’egoismo, dalla fragilità, dalla vita atomizzata” tipica della società borghese-capitalista che pensa ottimizzando l’utile e il profitto privato significa creare utilità e una dimensione collettiva di benessere. Questo va in crisi nel nostro passaggio di millennio nel momento in cui un capitalismo sempre più cieco ed egoista invece arraffando risorse dal pianeta terra, costringendo uomini attraverso la guerra, mutamenti climatici, anche ad accumularsi, ammassarsi, fuggire, precipitare negli eventi come guerre, odi e violenze e tutto riecheggia già in Platone. Se non ci sono capacità di solidarietà, di rispetto, la comunità umana non nasce, “Il genere umano”, ci dice Platone, “non può conservarsi senza l’arte meccanica, senza le conoscenze tecniche ma neanche senza l’arte del vivere insieme”.
L’arte e il vivere insieme va trasmessa, gli dèi ce l’hanno donata, va tramandata, costruita e dovrebbe essere al centro di ogni riforma scolastica. L’arte di vivere insieme. La scienza senza la politica è cieca; la politica senza la scienza è sorda o muta. Per poter vivere insieme ci servono sia le tecniche scientifiche, sia quelle umane e politiche. E senza il binomio che i grandi umanisti hanno avuto la forza di riprendere, senza la formazione proiettata all’unione della conoscenza umanistico-scientifica non c’è futuro. Il prevalere di una tecnica arida finalizzata solo all’accumulo di profitto e capitale, alla costruzione di consumatori e di cittadini. L’abbinamento natura-politica-progresso nasce una fiorente e ricca comunità!