FA BENE

  • STORIA DI UN PUNKABBESTIA SOLITARIO

Nel periodo delle scuole medie conobbi Giuliano. Non eravamo in classe insieme. Era un’adolescente particolarmente vivace ma, diversamente dagli altri, introverso. Anche io ero irrequieto, trascinavo dietro me gli improvvisi sconvolgimenti all’interno della mia famiglia e in età adolescenziale è un bel carico da gestire.

In determinate circostanze come d’improvviso si aprono parecchie strade pericolose da percorrere specialmente quando la mente corre irregolarmente e solitaria. Le più estreme sono l’irrigidirsi, chiudersi in sé stessi rischiando di cadere passo dopo passo nell’isolamento sociale. L’acutizzarsi di disturbi alimentari come l’anoressia o la bulimia avvengono in una fase di forte cambiamento fisico. In altre occasioni ti ribelli ad un qualcosa che non conosci, lo fai perché improvvisamente ti senti grande, forte. Il tempo si dilata. La fame oscura ti tenta ed aumenta il desiderio di tenere tra le mani un qualcosa di grande e sfuggevole. Nel periodo adolescianziale, qualunque sia la tua quotidianità, rafforzi la corazza e scarichi l’estrema frustrazione. Il passaggio dall’innocenza alla strada che porta alla maturità è difficilissimo in qualsiasi ambiente, esso sia ovattato o polveroso.

La mia vivacità in ogni caso è rimasta sempre sotto controllo dal lato razionale e lucido che interviene sempre quando sto per esagerare. Riguardando il film della mia vita aggiungo per fortuna!! La razionalità però non è mai stata sola ma accompagnata dalla parte più irrazionale e ribelle, un mixer strano capace di farmi alzare il culo da tanti errori commessi, scelte azzardate dettate molto spesso dall’istinto di cui non rinnego nulla. In quegli anni ero un pò come Giuliano. Osservavo molto le sue movenze, la sua mimica come il tono della voce. Non mi avvicinavo. Credo mi comportassi così perché mi sentivo in competizione con lui senza alcun obiettivo finale. Giuliano abitava a Corviale, il famoso serpentone lungo 1 km, il muro del disagio dove sono tuttora assiepate migliaia di famiglie che si autogestiscono in una stretta comunità. Tornerò a parlare delle periferie romane e in particolare modo dove sono cresciuto io.

Per molti adolescenti incazzati vivere a Corviale li rendeva dei fighi.. Vivere nel disagio dove ci sono i coatti, piccoli spacciatori, gli ascensori nei condomini senza alcuna manutenzione li faceva sentire dei duri. Sapere che nei garage della muraglia ci sono più motorini e macchine rubate accresce per molti l’ego soprattutto quando si esce dal mondo periferico.

Io non ero così: nel mio sangue c’è stata la volontà di conoscere, spostarmi, scuotere, evitare la routine. Però il senso di protezione, almeno per me, il tuo quartiere che non ami te lo da ugualmente.

Forse invidiavo a Giuliano Il fatto che abitassi a 500 metri da Corviale seppur non frequentassi i lotti, pur avendo trascorso due anni della mia vita nelle scuole medie del casermone in una vera e propria cella con i muri grigi e le luci fioche.

Qualcosa accidenti non mi dava quel temperamento. La sera ad un certo punto le strade per il sottoscritto si dividevano verso sud e questo “palazzo mostro” lo potevo guardare solo dal terrazzo della mia abitazione. Per un adolescente incazzato tutto questo può diventare una piccola frustrazione. In realtà Giuliano viveva inizialmente male Corviale, la sua incazzatura era legata alla sfortuna di essere cresciuto in quel luogo isolato, dove pattuglie della polizia erano ferme li davanti ai lotti come se fosse un carcere dal quale i detenuti potevano scappare facilmente. Una certa metafora col la gattabuia su questo blocco di cementificazione l’ho elaborata maturando negli anni. Il Serpentone era abbandonato da Dio, un luogo dove gli autobus interrompevano la loro corsa prima di arrivare nella zona. Non a caso il capolinea stazionava dove abitavo io a 500 metri. In quei 500 metri si perdeva ogni forma di normalità, convivenza, comunità e senso civico. Centinaia di persone ogni sera tornavano dal lavoro e non potevano usufruire appieno del trasporto pubblico. Fine corsa: una punizione discriminatoria e incomprensibile.

Il suo rapporto contraddittorio con Corviale Giuliano me lo raccontò qualche anno dopo..

Perché contraddittorio? Qui la risposta: il mio amico punkabbestia solitario ama la natura in maniera smisurata. Adora la natura, il vagabondare nella terra che lo ospita. È sempre alla ricerca di bellezze generatrici, luoghi selvaggi… Giuliano non fa ricerche su google, usa la creatività, il fiuto e l’istinto.

Corviale è un palazzone grigio, alto 37 metri per 9 piani. Non è immerso, a differenza di molti complessi condominiali popolari nel caos urbano: al contrario, sulla Via Portuense, il verde e le piante fanno da padrone. Se sgombrassimo per un attimo dalla mente il degrado che investe questa come altre zone della periferia urbana, il paesaggio agli occhi è rilassante.

La Via Portuense fu fatta costruire dall’imperatore Claudio nel I secolo d.c per far collegare l’urbe al porto a ridosso della foce del Tevere. In questo ultimi decenni in prossimità di Fiumicino sono stati costruiti molti appartamenti, sono nati nuovi quartieri, la zona di Commercity è un punto logistico importante, ma dietro l’immenso muro lungo 986 metri quasi magicamente nulla è cambiato. Ci sono allevamenti di cavalli, campi coltivati. la natura selvaggia nella tenuta di Somaini con le vecchie fattorie. Tutto questo a pochi km dalla caotica Magliana e Viale Marconi.

Giuliano non ha mai staccato il cordone ombelicale da tutto ciò, è rimasto imprigionato, dipendente dal suo quartiere. Questa dipendenza lo ha portato ad un’estrema solitudine nociva per la salute. Con il passare degli anni ho capito la ribellione solitaria di un adolescente spesso bullizzato, mai alla ricerca della comitiva dei cattivi…

La gente ha paura della libertà e soffre inevitabilmente quando qualcuno la raggiunge. Ho compreso le passeggiate solitarie, marchio di fabbrica in ogni fase della sua vita. Ho metabolizzato la sua difesa a spada tratta per un quartiere isolato come le fughe ripetute verso il lago di Martignano, Calcata, Nepi e l’estremo bisogno di tornare sempre nel suo appartamento tetro.

Ho compreso e non giustificato il suo approccio con l’alcol divenuto di volta in volta sempre più aggressivo. Con il tempo ci siamo conosciuti, abbiamo parlato molto e la sua visione di scenari futuri estremi e venati di assurdità sono verificabili oggi dai nostri occhi. Le persone lo schernivano, gli davano del tossico visionario. Tutto questo però non succedeva a Corviale (una comunità fortissima che lo ha sempre protetto) ma nei quartieri adiacenti o sui mezzi pubblici. Nelle nostre lunghe chiacchierate mi raccontava delle reazioni assurde delle persone.

Non ho mai trovato in un essere umano un’amore così genuino, quindi vero, verso la natura, per di più in questo periodo dove l’ambiente, il Green, sarà la grande torta del business, delle lobby allegate alle mafie. Mi piacerebbe veder ridere e poi bestemmiare Giuliano nel sentire la parola Green. Oggi molti si riempiono la bocca di parole tradotte da un vocabolario on line. Penso al mio amico Giuliano e vedo granelli di sabbia di fronte all’Oceano. Altri ancora si riempiono la bocca di fumare buona marijuana non avendo mai assaggiato quella da lui coltivata..

Ricordo un particolare: nel 2011 avevo formato un duo chitarra e voce con un mio amico, Valerio, dove organizzavamo eventi artistici a 360°. La serata sia chiamava Maskara night. Giuliano ha dipinto bellissimi quadri con un tema di fondo: la natura. Quella sera organizzammo alla Locanda Atlantide un locale stupendo nel quartiere San Lorenzo che oggi non esiste più. Fu una serata pazzesca, riuscimmo a fare il nostro sold-out.

Invitai Giuliano ad esporre i suoi quadri. Si presentò nel locale senza alcun quadro ma improvvisò sul palco un monologo strepitoso, parlando di riserve naturali, inquinamento, umanità involuta. Lo accompagnavano Tennent’s medie. Quella sera ho visto negli occhi delle persone un senso di complicità ed umanità ritrovato in rarissime occasioni precedenti o successive Non sto raccontando una cazzata: la concentrazione sotto il palco per un perfetto sconosciuto fu qualcosa di memorabile! In questi lunghi anni Giuliano è diventato un punkabbestia solitario. Purtroppo deve fare i conti con l’alcol maledetto. Per un lungo periodo ha dovuto combattere per smaltire gli schifosi effetti collaterali degli psicofarmaci. Ecco, quello è stato un attimo di debolezza per Giuliano. Cadere nelle mani di dottori spacciatori di droghe legali.

Queste droghe farmacologiche lo hanno steso per un lunghi anni. Da quella tossicità è riuscito a venirne fuori ma purtroppo oggi deve combattere un vissuto estremizzato. In lui stimo il coraggio di essere stato sempre una persona indipendente, anche la scelta iniziale di condurre un certo stile di vita. Stimo la sua capacità di non essere una persona invadente tantomeno violenta. Una vita particolarmente difficile ti porta a perdere equilibrio, soprattutto quando ti accorgi di essere stato abbandonato anche dalla più misera istituzione a cui fondamentalmente non credi o dalla merda stessa!! Nella vita condotta da ognuno ci sono momenti topici, dove qualcosa si rompe con il mondo l’esterno e non si assembla più. Può accadere in modo violento, accecante, ma anche sottile. Il tuo corpo comandato dalla mente improvvisamente può respingere, fare muro ed attaccare. Il tuo inconscio comincia a bramare la rottura del compromesso scelto dalla nostra forte o debole personalità.

Fa Bene parla ovviamente di Giuliano, il Punkabbestia solitario e un elogio alla bellezza della natura, raccontata con parole semplici quando specialmente ti viene sottratta o raccontata dal “Saggio del villaggio”

FA BENE

LE MANI SUL MONDO CREANO UN CUMULO POLVERIZZATO

NEANCHE UNITI DAL DOLORE TRA BENDE MACCHIATE DI SANGUE

È CIÒ CHE GLI ALTRI CI HANNO CREATO

È CIÒ CHE GLI ALTRI CI HANNO CREATO…

FA BENE FA BENE FA MALE, QUESTO TU LO PUOI SCOPRIRE

FA BENE FA BENE FA MALE, NON LASCIARTI ANDARE, NON DEVI MORIRE GIÀ..

IL SAGGIO DEL VILLAGGIO MI INSEGNÒ IL COLORE DI MADRE NATURA

LA BEFFA DEI SOGNI E TUTTO CIÒ CHE AVRESTI DOVUTO SUBIRE

IL SAGGIO VENNE DERISO, SEDATO, DAL DOTTORE PER ANNI CURATO, SULLA PANCHINA SEDUTO, SEDATO, SEDUTO, DROGATO…

FA BENE FA BENE FA MALE, QUESTO TU LO PUOI CAPIRE

FA BENE FA BENE FA MALE, NON LASCIARTI ANDARE, NON DEVI MORIRE GIÀ

FA BENE FA BENE FA MALE, QUESTO TU LO PUOI SCOPRIRE

FA BENE FA BENE FA MALE, NON LASCIARTI ANDARE, NON DEVI MORIRE GIÀ

LA MONTAGNA SGRETOLA, LA STRADA CEDE, IL PONTE CROLLA, ROGHI TOSSICI

MA IL BLACK OUT È, IL BLACK OUT È TOTALE, IL BLACK OUT È TOTALE

IL BLACK OUT.

Pubblicato da Alessandro Dionisi

Cantante nella band RadioAttiva, scrittore, musicista

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