
Nella Grecia antica di solito non c’era la pena capitale per l’omicidio, si andava dall’oracolo di Delfi o da un’autorità giudiziaria riconosciuta da tutti e si riceveva una specie di pena di espiazione, esempio al posto di 20 anni di prigione al colpevole veniva data una lista di servizi da compiere al servizio della comunità, ed è quello che capitò ad Ercole.
Solo portando a compimento le dodici fatiche Ercole potrà espiare la colpa e ricevere in cambio l’immortalità. Rassegnato per il suo destino parte per Tirinto per mettersi a servizio di un re vile e confrontarsi con la sorte.
Arrivato a Tirinto per compiere il suo destino ha circa 25 anni. Spera di fare ammenda per l’omicidio della famiglia portando a termine dodici fatiche che il re Euristeo gli imporrà, ma servire il suo nuovo padrone sarà una vera impresa al pari delle fatiche. Per ironia della sorte tutte e due gli stessi uomini sono nati nello stesso giorno e il è geloso della fama e della gloria del possente Ercole.
Dr Ann Steiner — ASSOCIATE PROFESSOR OF CLASSIC- Franklin and Marshall College
“A livello metaforico fanno parte della stessa discendenza. È Euristeo ed essere nato per primo in quel giorno carico di presagi in cui nacque Ercole. Ed ecco che torna quel classico presagio popolare secondo cui il fratello maggiore più stupido dice quello che deve fare al fratello minore, il quale è costretto ad obbedire anche se non vuole. Con premeditata malizia il vile re escogita fatiche che umilieranno e alla fine distruggeranno il grande eroe”.


La prima delle dodici fatiche di Ercole consiste nell’uccisione del leone Nemeo. La pelle del leone è impenetrabile alle armi umane così Ercole si crea una grossa clava di legno di ulivo e tenta di colpire l’animale: quando fallisce comincia a combattere il leone a mani nude e finisce per strangolarlo, poi servendosi uno degli affilatissimi artigli della belva la scuoia. Da quel momento in poi Ercole indosserà sempre la pelle del leone quasi fosse un’armatura. Stupefatto per l’impresa di Ercole, Euristeo non perde tempo la prossima fatica, ovvero affrontare un mostro terribile, l’idra di Lerna, uno spaventoso mostro con otto teste che uccide i viandanti ed avvelena la terra con il suo devastante veleno. Le armi non servono a nulla, ogni volta che Ercole taglia una testa ne crescono due al suo posto. In una lotta sfiancante riesce a bruciare i colli mozzati dell’idra con un tizzo ardente prima che ricrescano le teste, poi spezza in due la carcassa del mostro, intingendo nel sangue velenoso della belva le sue frecce. Ercole porta a termine una fatica dietro l’altra: Euristeo è sempre più frustrato. Invece che distruggere l’eroe e la sua fama ad ogni prova che impone ne aumenta la gloria.
Dr Stephen L. Glass – PROFESSOR OF CLASSIC- Pitzer College: “Euristeo nella maggior parte delle storie viene rappresentato come un personaggio che vive nel terrore per le belve e affronta e sconfigge Ercole su suo mandato. Uno dei motivi preferiti dell’arte antica quando si parla del re Euristeo era quello di raffigurarlo nascosto in una giara…”
I capricci di un re meschino non fanno altro che ridurre la pazienza di Ercole. La rabbia dell’eroe cresce sempre di più mentre compie le dodici fatiche. Consapevole che alla base dei suoi problemi c’è il suo carattere Ercole riesce a frenare l’istinto e rimane in silenzio. Spinto ad andare avanti dal rimorso Ercole continua a portare avanti le dodici prove che Euristeo dispone per lui, non solo, riesce a trovare il tempo per altre gesta eroiche come con Giasone e gli argonauti alla ricerca del vello d’oro. Per quanto sia famoso per la sua forza fisica a volte mette in luce altri lati del suo carattere. In una delle fatiche più acclamate l’eroe ripulisce le gigantesche stalle del re Augia ripulendo il corso di un fiume. Euristeo continua la sua vendetta su Ercole sottoponendolo a prove sempre più difficili in tutta la Grecia. Nelle ultime sei fatiche Ercole si aggira ai confini della terra per catturare il TORO SACRO, per addomesticare le CAVALLE MANGIATRICI DI UOMINI di un re malvagio, per sconfiggere le AMAZZONI e conquistare il cinto delle regina IPPOLITA , per catturare Cerbero, un cane con tre teste e in un’avventura Ercole arriva persino a sostituire Atlante e a sostenere il cielo.

“Le fatiche definiscono il confine del mondo degli esseri mortali e sembrano definire anche i limiti dell’umanità più metafisico nel senso che molte avventure di Ercole sono collegate alla morte e alla sconfitta della morte. Questa idea è evidente nell’ultima delle dodici fatiche”.
Per la dodicesima ed ultima fatica di Ercole, Euristeo sceglie una missione che ritiene impossibile portare a termine ossia scendere negli inferi, nell’ADE il regno dei morti e recuperare Cerbero, il famoso mastino a tre teste guardiano dell’inferno. Sebbene sia terribilmente stanco per gli anni di servitù, Ercole è impavido. Guidato da ATENA nell’oscurità del mondo sotterraneo riesce ad ottenere in prestito Cerbero ma ad una condizione: dovrà addomesticarlo senza usare armi. A mani nude lo costringe all’obbedienza e la trascina su nella terra dei vivi. Quando vede la creatura infernale Euristeo non crede ai suoi occhi: Ercole ha fatto l’impossibile! Terrorizzato il re si rifugia nella sua Giara liberando Ercole dalla servitù. Espiata la colpa le sue gesta eroiche hanno contribuito a sottomettere vaste regioni del mondo.
Ercole è il grande eroe della civiltà greca, colui che apre il mondo alla diffusione di questa straordinaria cultura.
“Ercole figlio di Zeus ha superato la gloria dei suoi natali con le fatiche della sua nobile vita annientando belve che avevano terrorizzato gli umani ci donò quella tranquillità che oggi apprezziamo”
Euripide, LA PAZZIA DI ERCOLE