Bill- Nuovo singolo dei RadioAttiva

Ne ho parlato poco alla volta, essendo Bill una canzone che ha avuto una storia complessa non per la coerenza sul messaggio da lanciare e voglia di percorrere un nuovo cammino, piuttosto per le vicissitudini che si sono verificate in questi ultimi mesi nella mia band. Inizialmente nacque per il mio progetto solista. È stata la prima canzone che scrissi ufficialmente fuori dai RadioAttiva. Il mio obiettivo era di creare un contesto Indie, ovviamente con nuovi musicisti. Poche settimane fa ho riflettuto sul motivo di quella scelta fatta in un periodo ben preciso. Visto che la mia mente non si ferma abitualmente ho nuovamente analizzato ed arrivato ad un punto chiave e imprescindibile: “Quando hai una tua band e cerchi un progetto solista, significa che non stai vivendo bene il tuo mondo”.

Si parte da qui…Un pò come l’amore, metafora perfetta con la musica. La band è la tua casa, qui hai la tua partner ma rischi di entrare in quel clima di routine dove cominciare a confrontarsi in modo forte ti mette un pò paura, quindi fuggi cercando un’amante con la quale tu possa apparentemente riequilibrare il tuo livello di frustrazione che abita nel tuo corpo. Nelle nuove storie trovi complicità, riscopri piacevoli vizi che hai perduto negli anni ma se non chiarisci il tuo momento rischi di far abbattere la tua pianta curata con dedizione. Se riuscirai camminerai ma dovrai far esercizi tosti per rafforzare il tuo neonato bipolarismo. Di base, se non c’è stata una lacerazione irrecuperabile, l’insoddisfazione regnerà sovranamente e spenderai tutte le tue risorse verso la nuova persona lontana sia fisicamente che intellettualmente dal tuo partner. Sei alla ricerca di divertimenti, nuovi, compulsivi, ricercandoli nelle persone, guarda caso, più piccole o più grandi di te. Al di là della già citata lacerazione irrecuperabile crollano valori e sincerità: il passaggio da uno stato di Stand By in una sorta di corto circuito o cane che si morde la coda è breve… Sei circondato dalla tua ombra.

Nella musica può verificarsi uno stato vizioso perché la tua band è come la tua famiglia, la casa dove trascorri il tuo tempo. In una band crei idee, suoni musica, cerchi divertimento per uscire dalla pesantezza quotidiana, soprattutto comunichi. In una band la dialettica è il motore per fa riscaldare gli amplificatori quanto le corde vocali, soprattutto se la tua scelta è stata quella di suonare musica inedita, giocare questa difficilissima partita, poiché oggi viviamo nell’intrattenimento globale: l’arte, la scuola, l’insegnamento vengono sempre più svalutati. Da diversi anni ci piace l’ovvio, il reiterarsi di comportamenti e personaggi poiché abbiamo paura della sfida, divenuta per noi un qualcosa di impalpabile, impensabile. Nel mondo musicale tutto questo avviene spesso anche nei piccoli club dove dovrebbero misurarsi band con il loro repertorio di brani inediti. Fino alla fine degli anni ’90 e l’inizio di questo nuovo secolo la Tribute Band sono state un’eccezione. Quando suonavano ragazzi che riproponevano brani dei Pink Floyd, U2, Metallica, Muse partivi invasato di curiosità e molto spesso ti godevi uno spettacolo. Negli anni l’ECCEZIONE in un locale è diventato trovare una band che porti brani propri. Dagli anni ’00 ci siamo dovuti reinventare, la tecnologia c’ha aiutati ma tutto questo non basta soprattutto per chi ci vuole metterci la faccia, guardare il pubblico, sentire gli odori di un palco, far crescere l’adrenalina durante la giornata. L’intrattenimento ha schiacciato il mondo con le sue banali formule che hanno attecchito la corteccia cerebrale dell’uomo.

Bisogna lottare quotidianamente, evitare soprattutto noi musicisti indipendenti di isolarci, guardarci con spocchia. Al contrario la nostra missione deve essere organizzare eventi, condividere spazi, tempo, musica, sudore e divertimento. Portare cultura! Informare e non intrattenere. Alla base di tutto ciò ci deve essere il dialogo, il confronto ed anche lo scontro verbale nel rispetto reciproco. Altrimenti cadiamo nella trappola della frustrazione, una brutta bestia capace di aggredirti quando meno te lo aspetti!

Tornando a Bill, è successo un pò di ciò che vi ho descritto. Nella band cominciava a mancare comunicazione, dialettica e questo mi faceva star male. A differenza di una band sfasciatasi poco alla volta per incomprensioni caratteriali, mancanza di rispetto, qui si stavano scaricando le batterie ma non ce ne rendevamo conto, oppure nel nostro sub inconscio pensavamo fosse un momento di pausa creativa. D’altronde sono tempi durissimi per chi fa arte: la pandemia ha creato molti effetti collaterali e il comparto musicale ne ha risentito moltissimo. Organizzare concerti di per sé non è semplice quanto meno economico: possono accadere decine e decine di imprevisti. Il covid ha paralizzato le persone ed all’economia ha dato il calcio finale. Di conseguenza ne hanno risentito sia le band sotto contratto con un’etichetta sia chi si autoproduce. Il lockdown, le sale prove, gli studi di registrazione chiusi, i live bloccati. Il malessere si è generato. Molte band di amici si sono sciolte o rallentato pesantemente il lavoro. Nel nostro caso abbiamo preso consapevolezza che avremmo dovuto fare un restyling anche dopo aver avuto un’esperienza non particolarmente brillante con un’agenzia importante. Per il sottoscritto la passione è dura da distruggere, oserei dire impossibile. Ho la pelle dura! In uno dei momento più spleen della mia vita dovuto ad eventi esterni mi sono ritrovato solo con Marco Isvard, il bassista dei RadioAttiva. Abbiamo proseguito noi due in sala con due chitarre elettriche sgangherate… Si è unito Gianluca, una ragazzo di appena 20 anni con un talento mostruoso.. Ero ancora nel mood solista…Poche settimane dopo si è aggiunto Riccardo un ragazzo che ha due passioni: le moto in perfetto stile Easy Rider e la musica Rock!! Detto questo amici ne vedremo di belle, questo i RadioAttiva ve lo possono garantire!!!!

Pubblicato da Alessandro Dionisi

Cantante nella band RadioAttiva, scrittore, musicista

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