ABILISMO

  • Espresso 18 aprile 2021
    • Il termine abilismo la Treccani lo ha inserito nei neologismi soltanto nel 2020 e oggi inizia a farsi spazio nel dibattito pubblico grazie alla legge Zan, approvata alla camera il 4 novembre e ferma attualmente a Palazzo Madama: misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere e sulla disabilità. In Italia abbiamo familiarità con il razzismo, l’antisemitismo (reati puniti dalla legge Mancino- Reale) e con l’omotransfobia (reato sconosciuto dai codici ma noto alle cronache).
    • L’abilismo invece è il crimine nell’ombra di un Paese che non lo nomina né lo riconosce. Riguarda tutte quelle violenze fisiche, alla proprietà e verbali prosperate ai danni delle persone con disabilità. Crimine d’odio che ha nella nostra società lo stesso destino delle persone di cui parla: spesso dimenticato, sottovalutato e nascosto. Eppure non è un fenomeno marginale. I dati raccolti dall‘Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del dipartimento Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri, ci raccontano di un paese dove soltanto nel 2019 si sono registrate 188 segnalazioni, un miglioramento rispetto al 2018 che aveva segnato 221 casi di abilissimo. Il 2020, invece, ha registrato una flessione pari a 49 casi di aggressioni nei confronti delle persone con disabilità, confermando una tendenza che vede in calo moltissimi reati a causa delle misure di confinamento dovute alla pandemia di Covid-19. Sono numeri relativi, parziali, poiché fanno riferimento solo a casi denunciati e segnalati alla stampa.
    • L’ abilismo come l’omotransfobia e la misoginia, trova aderenza nella società attraverso linguaggio, cultura, accessibilità e contesti sociali che rifiutano le persone con disabilità. Ci sono casi di discriminazione multipla: cioè quando la condizione di discriminazione è vissuta da una persona sulla base di più fattori. Ci sono reati che si consumano tra le mura di casa come la storia di un’adolescente di 15 anni, con una disabilità fisica psichica, abusata per quattro mesi, mentre lei doveva seguire nella sua stanza corsi della didattica a distanza e sua madre, che lavora come badante, non era in casa. L’uomo, un quarantasettenne che con la compagna aveva preso in affitto una camera nell’abitazione della madre della ragazza, è stato arrestato per violenza sessuale aggravata.
    • Nella maggior parte dei crimini per abilismo registrati nell’ultimo anno, l’aggressore è un estraneo , in altri casi un’operatore socio- sanitario. Il 16 marzo un uomo insulta e picchia senza alcun motivo apparente l’uomo che assisteva dai mesi. L’aggressione avviene nella tarda serata, in un appartamento in via Morganti a Milano dove il badante e il suo assistito, un uomo di 48 anni affetto da sclerosi multipla, convivevano. Prima gli insulti poi le percosse. È rabbia scattata anche in molte occasioni sia durante il lockdown (contesti familiari) quanto in momenti di allentamento in zona arancione o gialla.
    • Sono casi di violenza che svelano il sentimento sullo sfondo. Indifferenza, rifiuto. Molte segnalazioni di discriminazione verso persone con disabilità pervenute all’attenzione dell‘Unar, hanno principalmente riguardato il mancato rispetto delle norme per il superamento delle barriere architettoniche: da parte di enti pubblici, di privati esercenti, di cittadini che occupano parcheggi per disabili abusivamente. Il disinteresse e il cinismo, la mancanza della cultura civica che costringe una parte dei cittadini a compiere con fatica, nelle quotidianità, azioni semplici e banali. Gli attacchi alle persone con disabilità corrono anche in rete. Discorsi intrisi di odio e di discriminazione, ridicolizzazione, violenza verbale. I numeri emergono dalla quinta edizione della Mappa dell’intolleranza, voluta da Vox, l’Osservatorio italiano sui diritti realizzata per analizzare il fenomeno dell’odio sulla rete sociale. <<La disabilità è ancora additata come minorazione da non accettare. In piena emergenza pandemia, tra marzo e aprile 2020, l’odio in rete sei è rivolto soprattutto contro chi aveva bisogno di cure>>. Alcuni riguardano l’adozione di un linguaggio inappropriato (ad esempio il termine “Handicappato”) e di parole ironiche e dispregiative riferite a specifiche condizioni di disabilità (ad esempio, verso le persone con sindrome di Down). <<Persiste l’utilizzo inopportuno e offensivo di immagini di persone con disabilità in manifesti e campagne di comunicazione>>, come dichiara la direttrice dell’Unar, Triantafillos Loukarelis: <<Usare le parole e le immagini della disabilità per offendere è un fenomeno purtroppo dilagante soprattutto sui social, che alimentano pericolosamente la cultura del pregiudizio e della discriminazione>>.
    • l’Agenzia dell’Unione europea dei diritti fondamentali ha sottolineato come l’Italia, diversamente da altri Stati membri, ignori l’abilismo come crimine d’odio. Human rights watch, già dieci anni fa aveva rilevato che, pur esistendo la legge 205 del 1991 (legge Mancino), il nostro Paese fosse carente a qualsiasi orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità . In molti casi, un reato contro disabili non viene giudicato come un crimine d’odio, ovvero come un atto violento generato da un sentimento di discriminazione, odio e pregiudizio contro una specifica categoria sociale, escludendo frequentemente la possibilità di poter applicare l’aggravante prevista dall’articolo 36 della legge 104 del 1992: <<La proposta di legge Zan vuole giustamente impedire le espressioni più odiose e cruente. Siamo affianco al mondo Light in questa comune battaglia di civiltà. E lo saremo con tutte le persone che come noi, devono lottare quotidianamente per affermare il proprio diritto alla felicità .Uniti possiamo sperare in una società inclusiva che non tema, bensì valorizzi le cosiddette diversità>>. Della stessa opinione anche Silvia Contrerà, vice-presidente della Fish, Federazione italiana superamento handicap: <<Sono in aumento i comportamenti discriminatori contro le persone con disabilità originati da pregiudizi e stereotipi, dalla violenza sessuale ai maltrattamenti e alle violenze nelle Rsa, al bullismo e al cyberbullismo>>, sottolinea Cutrera, responsabile del gruppo donne della stessa Federazione: <<La persona con disabilità può subire ulteriori discriminazioni inerenti al genere, all’orientamento sessuale e altre caratteristiche. La legge Zan oltre a proteggere normativamente dalla violenza prevede azioni formative soprattutto nelle scuole ed è fondamentale l’educazione alle diversità fin dai primi anni dell’istruzione>>.

Pubblicato da Alessandro Dionisi

Cantante nella band RadioAttiva, scrittore, musicista

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